La paralisi sull’Expo fa venire al pettine gli altri nodi irrisolti dal rimpasto al bubbone dei derivati

Sei mesi fa il Sindaco aveva zittito tutti, dai malpancisti che all’interno della maggioranza avevano osteggiato per un anno l’introduzione dell’ecopass ai molti che all’interno di Forza Italia chiedevano un rimpasto e una gestione meno autocratica del governo cittadino, inoltre aveva gettato un velo sullo scomodo caso delle consulenze. La vittoria su Smirne nella corsa all’Esposizione universale del 2015 ha segnato l’apice di una parabola che inevitabilmente preannunciava la discesa.
A completare il quadro il rischio che il “bubbone” finanziario dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano quando era Sindaco Gabriele Albertini esploda prima del previsto a causa della crisi finanziaria e la necessità di reperire al più presto 500 milioni di euro per le linee 4 e 5 della metropolitana, a dimostrare che l’assegnazione dell’Expo, ben diversamente da quanto fatto pensare ai Milanesi, non era la bacchetta magica che avrebbe regalato a Milano le infrastrutture di cui ha bisogno.
Il giorno del trionfo, al contrario degli imperatori romani, il Sindaco non aveva chiesto a nessuno di mormorargli all’orecchio “Ricordati che sei mortale”. Sono bastati meno di 180 giorni per trasformare una marcia trionfale in un calvario che rischia di diventare un vero e proprio “autunno caldo” tra rimpasti pretesi e minacciati, posti da contendersi alla guida dell’Expo, probabili dissesti finanziari.
B.P.