Milano aspira alla ribalta internazionale dell’Esposizione 2015, ma si dimentica troppe parti di sè

Eppure Milano è anche Crescenzago e soprattutto le sue “Casette” bianche. Non in omaggio ad un voyeurismo che indugia sull’estetica del degrado, bensì perché in quelle case ci sono 117 famiglie che da anni aspettano una bonifica di tetti e tubature in amianto, retaggio di un’edilizia popolare di oltre mezzo secolo fa.
La vicenda delle “Casette” di Crescenzago non deve interessare gli ispettori del Bureau Interantional del Expositions, ma indubbiamente deve interrogare la città, soprattutto quando essa si mette in mostra, ripulendosi frettolosamente quanto superficialmente, per candidarsi alla grande esposizione internazionale.
Le centinaia di persone che da anni chiedono un intervento del Comune –programmato già tre anni orsono e puntualmente rinviato– non trepidano per l’Expo, ma per la propria salute. Attendono e si chiedono perché prestigiosi appartamenti e spazi commerciali nel centro, in questi giorni tirato a lucido, siano affittati a prezzi irrisori a privilegiati che potrebbero permettersi prezzi di mercato, mentre loro nonostante due manifestazioni davanti Palazzo Marino sono costretti ancora a convivere con l’amianto e a pietre anche la mera convocazione di una seduta della Commissione casa dedicata alla loro vicenda.
L’Expo potrebbe essere un grande occasione per Milano. Lo sarà se le ingenti risorse che farà convergere sulla nostra città diverranno un’opportunità di crescita e riqualificazione per l’intero tessuto urbano.
Agli ispettori del Boureau Interantional del Expositions non si chiede di dare soluzioni per il degrado di tanta parte di Milano, a chi governa –e dovrebbe farlo sia che l’Expo si faccia o meno– sì.
Beniamino Piantieri