Un convegno per fare il punto sui furti di bici, un fenomeno sottostimato perché spesso non denunciato

Ma la sicurezza dei ciclisti ha anche una voce che spesso non viene menzionata, ed è quella legata ai furti: “è una situazione difficile da identificare” spiega Giulietta Pagliaccio, presidente di Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) “anche perché da molte prefetture dicono di non avere dati in proposito”.
Un dato comunque sottostimato, proprio perché spesso il furto di bici non viene denunciato. Vi sono comunque differenze sostanziali a seconda delle città prese in esame: "In nord Italia le denunce sono più diffuse, circa una ogni duecento persone", continua Fabbri: "Il doppio della media nazionale di una denuncia ogni 406 abitanti".
Solo su Milano, secondo il complesso delle risposte ottenute al questionario diffuso da Fiab, si contano 400 furti, di cui 100 denunciati.
L’obiettivo di questa iniziativa, partita con un questionario e (per ora) terminata con il convegno, è giungere a delle linee guida comuni su tutto il territorio nazionale, in grado di coordinare i diversi interventi che in molti casi a livello locale vengono già messi in atto.
Una soluzione, proposta da più parti, potrebbe essere ad esempio la punzonatura dei telai. "Ma è un sistema che serve a poco, se non interviene una regia nazionale che uniformi gli standard e renda rintracciabile il proprietario di una bicicletta in tutta Italia", spiega l'assessore comunale alla Mobilità Pierfrancesco Maran. Dello stesso avviso anche Erasmo D'Angelis, sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che però auspica un sistema centralizzato di punzonatura che nasca già dalla filiera produttiva.
Un altro problema collegato alla frequenza di furti è la gravissima ricaduta economica che hanno sul mercato dei cicli. Per il Direttore generale di Confindustria-Ancma (Associazione nazionale ciclo-motociclo-accessori) Pier Francesco Caliari, "Considerando un valore medio per bici di 270 euro, il danno è di 86 milioni di euro l’anno, ma se si prendono in considerazione anche le perdite dovute al fatto che per paura di furti si scelgono mezzi sempre più scadenti ed economici, il danno si aggira attorno ai 150 milioni di euro, il Pil di un piccolo stato". Questa ricaduta economica dovrebbe interessare l'Italia in modo particolare, perché "il nostro paese è rimasto l'unico, assieme a Cina e Germania, a continuare ad assemblare biciclette. In Veneto si produce il 70% delle bici italiane, mentre gli stessi Stati Uniti non ne costruiscono più ", ha spiegato ancora il direttore di Ancma.
L’indagine completa, con i dati pervenuti dalle prefetture e raccolti col questionario distribuito in tutta Italia, è disponibile qui.
A.Pozzi