Spianato il sito archeologico di piazza Meda e per la Sovrintendenza quel luogo non è più parte dell’identità storica di Milano

Così inizia la relazione (che pubblichiamo integralmente con il suo corredo fotografico) che la Dottoressa Pagani della Sovrintendenza per I beni archeologici della Lombardia ha tenuto al Convegno internazionale “Archeologie a confronto” tenutosi dal 14 al 16 gennaio di quest’anno presso il Dipartimento di archeologia dell’Università di Bologna alla presenza del Magnifico Rettore della più antica università d’Europa. Parole impegnative dunque quelle della Dottoressa Pagani, pronunciate in una cornice accademica e scientifica di assoluto prestigio. Del resto il sito archeologico rinvenuto in piazza Meda rappresenta un ritrovamento di grande importanza, non solo per i reperti pittorici ma anche per la ricostruzione della Milano tardo-antica. “Numerosi –continua la relazione della Dottoressa Pagani– i reperti rinvenuti, che testimoniano la continuità abitativa dell’area, sede di attività artigiane legate alla concia delle pelli nella prima età imperiale e successivamente oggetto di grandi ristrutturazioni urbanistiche, quando la città divenne sede dell’Impero d’Occidente con l’imperatore Massimiano Erculeo.”
Lascia quindi senza parole guardare cos’è oggi il sito archeologico: una spianata di terra.
Dallo scorso fine settimana quel sito non esiste più. L’evento era previsto. L’iter amministrativo del parcheggio è andato avanti per la sua strada con la grazia propria dei bulldozer.
Secondo la Dottoressa Ceresa, Funzionario responsabile unico per la città di Milano della Sovrintendenza per i beni archeologici, nulla è andato perduto anzi “Sono stati asportati –ci ha assicurato con malcelato nervosismo– pietruzze, sassi e cose di pochissima consistenza.”
Quindi nessuna preoccupazione, nessun “abbattimento”; parola, quest’ultima, che nella nostra interlocutrice ha provocato una reazione stizzita. Atteggiamento singolare. Infatti, la Dottoressa Ceresa, il 14 giugno 2006 dichiarava a Repubblica “Si sono stabilite localizzazioni dei parcheggi senza tenere conto della carta del rischio archeologico da noi consegnata al Comune nel 2000. Ogni volta che si scava all´interno del perimetro della Milano Romana qualcuno sembra stupirsi di ritrovamenti inaspettati. Ma i ritrovamenti sono sorprese solo per chi pensa di poter costruire parcheggi sotterranei nel cuore del centro storico come se il passato non esistesse. Perché farebbe comodo che non ci fosse niente ad ostacolare lo sfruttamento intensivo del sottosuolo”. E proprio facendo riferimento al cantiere di piazza Meda aggiungeva “Nel punto in cui il progetto prevede di costruire la rampa di accesso al parcheggio, verso via Hoepli, abbiamo trovato importanti muri romani. Resti di edifici del terzo e del quarto secolo dopo Cristo. I committenti in questi casi hanno il coraggio di dire ‘voi non ce lo avevate detto’. È vero: per avvertirli avevamo scritto tante lettere... Come si fa?”
E concludeva accorata “Il sottosuolo della città di antica origine è come un gigantesco archivio che conserva la memoria del passato. Una città che voglia sfruttare il proprio sottosuolo senza preoccuparsi di ciò è come un uomo che voglia cancellare la propria memoria e quindi la propria identità. I milanesi che protestano dovrebbero riflettere su questo. E prendere coscienza del fatto che il patrimonio archeologico conservato nel sottosuolo è una ricchezza che appartiene a tutti i cittadini. Mentre l´amministrazione comunale dovrebbe per prima farsi carico di questa difesa fondamentale per l´identità della città.”
Probabilmente l’ ‘identità della città’, per la Dottoressa Ceresa, non passa più da piazza Meda.
Beniamino Piantieri