A Milano continua ad essere lungo il percorso di regolarizzazione dei cittadini stranieri che ne fanno richiesta

A denunciare il paradosso è la Cgil milanese, il cui Sportello di Orientamento al Lavoro è quotidianamente frequentato da decine di stranieri in difficoltà.
“Svolgiamo un lavoro di supplenza aiutando gli immigrati -sostiene Giovanni Minali, segretario della Cgil Milano con incarico su politiche dell’immigrazione-( ascolta l'audio). Le istituzioni milanesi non mettono in campo mezzi e organici sufficienti. Siamo ancora alle strutture di quando in città c’erano 30 mila immigrati. Ora ce ne sono quasi 300 mila”.
La temibile “clandestinità” molto spesso è causata dalla lentezza burocratica che impantana in maniera quasi fisiologica i processi di regolarizzazione di persone che nel nostro paese già ci lavorano, ma in nero. Nella provincia di Milano solo il 57,5% delle 80.389 domande di assunzione si sono tramutate dopo un’attesa di oltre due anni in Nulla-Osta.
"Su una media nazionale del 22,95% -ha dichiarato Minali- nel capoluogo lombardo si regolarizza l'8,63% degli immigrati. I numeri dimostrano che è tempo di smentire diversi luoghi comuni e di smetterla di utilizzare gli immigrati per raccattare voti".
L’altro lato della medaglia è quello che tutti conoscono e pochi ricordano. È quello dei lavoratori extracomunitari irregolari che lavorano nei nostri cantieri, per pochi euro al giorno, senza tutele né diritti. Quelli che non hanno nulla da perdere, e quindi tanto vale accettare quel che viene, “vendersi” a quelli che ti tirano su e ti portano a lavorare, a piazzale Lotto o a piazzale Loreto. “Quelli” sono i caporali: trafficanti di braccia nei cantieri del nord, come nelle campagne del sud.
Le braccia sono quelle di coloro che fanno comodo di giorno e fanno paura la notte: clandestini muratori al sole e soprattutto potenziali stupratori e assassini al buio. Comodi alle tasche di chi li sfrutta nei cantieri, comodi agli imprenditori della paura.
Se i “clandestini per bene” non hanno diritti, nemmeno i regolari sembrano essere pienamente garantiti. Su un totale di 64 mila case popolari Aler nel comune di Milano, solo il 16% del totale è assegnato a cittadini stranieri.
C’è chi pensa che il 16% sia anche troppo. Che solo gli italiani, in quanto italiani, abbiano diritto a un alloggio dignitoso. Poi, se ne avanzano, si può vedere di darne anche agli altri. Peccato non ne avanzino mai.
Milano è l’epicentro dell’immigrazione, meta prediletta di disperati d’oltre confine che ad ogni crisi economica o politica nel proprio paese decidono di lasciarlo e venire in Italia. “È un processo destinato a durare, non si può ignorarlo”, conclude Minali appellandosi alle istituzioni nazionali e territoriali affinché velocizzino e semplifichino le pratiche di regolarizzazione.
Ma insieme alla regolarizzazione è necessaria l’integrazione.
Si conclude venerdì la campagna “Stesso sangue, stessi diritti”. Primo firmatario dell’iniziativa contro la discriminazione e il razzismo è il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che poco tempo fa ha ricordato come gli stranieri siano una risorsa fondamentale anche per lo sviluppo del nostro Paese.
L’appuntamento è per tutti venerdì 20 alle ore 18 presso la Camera del Lavoro (Corso di Porta Vittoria 43). Una serata di musica, spettacolo e cabaret ma anche occasione di riflessione sui valori della democrazia e del diritto troppo spesso annullati da una politica miope e furbescamente opportunista.
Giulia Cusumano