
Pensando alla vicenda di Opera il libro in questione è “La grande migrazione” di Hans Magnus Enzensberger. In questo brevissimo e fulminante pamphlet, scritto da uno dei maggiori intellettuali europei quando la polvere delle macerie del Muro di Berlino si stava ancora posando lungo il confine che aveva segnato la storia della seconda metà del XX secolo, si affronta un tema che oggi è divenuto centrale nelle banlieues parigine, nell’hinterland milanese come sulle linee di faglia che segnano il presunto “conflitto di civiltà”: l’incontro-scontro con l’altro, la migrazione che da sempre accompagna la storia umana e che trasforma i sedentari in nomadi e viceversa, il moto dell’umanità della storia che segna i territori trasformandoli in identità che percepiamo –e vogliamo– granitiche e che in realtà sono quanto mai labili.