Da gennaio il sacchetto trasparente al posto del nero, poi la raccolta dell’umido: Amsa punta al 50% entro il 2015

Dal 15 febbraio prossimo (ma solo dal 15 maggio sarà obbligatorio) gli scarti che oggi gettiamo nel sacco nero o in comuni sacchetti di plastica dovranno essere raccolti in appositi sacchetti trasparenti.
L’ipotesi allo studio dell’azienda prevede la stipula di un accordo con l’impianto di conferimento e con le associazioni e sindacati agricoli per l’uso del compost, ma non è escluso che parte del materiale prodotto venga riservato alle scuole per gli orti didattici o agli orti urbani. La presentazione in Commissione consiliare del progetto di Amsa è stata accolta con tiepido entusiasmo dalla maggioranza e con diffidenza dal centrodestra. I consiglieri del centrosinistra hanno chiesto ulteriori chiarimenti circa le intenzioni dell’azienda per promuovere la raccolta e sensibilizzare i cittadini, mentre l’opposizione ha posto l’attenzione sul rapporto costi-benefici. Quale sarà il valore aggiunto dell’operazione a fronte di un esborso di oltre 5,5 milioni di euro l’anno, che rischiano di tradursi in un ulteriore aumento della Tarsu? C’è poi chi, evidentemente poco ferrato sull’argomento, è arrivato a sostenere che la diminuzione dei volumi di sacco nero comporterebbe, indirettamente, un calo dell’energia prodotta dai termovalorizzatori tramite la combustione dei rifiuti. Scivoloni a parte, sono state molte le richieste di approfondimento sul tema.
L’Assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran da febbraio incontrerà i cittadini e i consigli di zona insieme ai vertici di Amsa per verificare le disponibilità dei diversi quartieri all’avvio della nuova raccolta e solo successivamente inizierà la contrattazione con l’azienda. “Abbiamo sempre messo la raccolta dell’umido tra i nostri impegni politici- commenta l’Assessore- ma prima di arrivare a una decisione definitiva dialogheremo con i cittadini e valuteremo attentamente costi e benefici dell’operazione Siamo in ritardo di anni sul tema dei rifiuti, ma le istituzioni, insieme ai milanesi, possono recuperare molto del tempo perso. Anche questo, insieme ad Area C, concorre a realizzare la rivoluzione ambientale di cui Milano ha bisogno”.
Giulia Cusumano