Seconda puntata del viaggio nei numeri della demografia milanese

Sette giorni fa avevamo scritto come la caratteristica più evidente, e anche più significativa a lungo termine -sia per la composizione della popolazione cittadina, che per quanto ciò comporterà a livello di bisogni sociali e domanda di servizi nei prossimi decenni- sia l'aumento, ormai strutturale, della popolazione anziana e la radicale trasformazione della composizione delle famiglie, ormai costituite in assoluta maggioranza da un solo, o due, componenti.
Oltre il 30% (30,06% per l'esattezza) è costituito dalla fascia di popolazione che va dai 41 ai 60 anni che sono 404000 circa, con il decile tra i 41 e i 50 anni a fare la parte del leone con 228596 residenti (il 17% dei milanesi).
Un quadro che se non può essere definito -per utilizzare una metafora che ha fatto scuola nel campo dell'analisi della struttura della popolazione- di "inverno demografico", indubbiamente ci fa pensare all'autunno. Non tanto perche la classe d'età che ha visto l'aumento più consistente nello corso del 2013 è stata quella degli ultracentenari con un +10% (statisticamente poco significativo poichè si tratta di poco più di 600 casi), ma perchè nonostante si registrino più nati nel decennio 2004 2014 che in quello precedente, questo fenomeno è maggiormente attribuibile ai saldi migratori che non ad una netta inversione nei tassi di natalità, visto che l'indice di fecondità rimane di poco sopra 1,2 (quando dovrebbe attestarsi al 2,1 per mantenere stabile la popolazione). A confermare indirettamente quest'ultimo elemento la zona amministrativa con l'età media più bassa (di 4 anni in meno per gli uomini, notoriamente meno longevi) è la Zona 2, quella con la più alta percentuale di immigrati.
B. P.