Come procede il piano istituzionale per la "nuova Bovisa" e l'alternativa verde dei residenti

In apparenza, guardando l’area in questione, molto poco. Ma l’iter burocratico amministrativo di trasformazione procede, e con quello i dubbi e i movimenti “contro”, che chiedono di prendere in considerazione delle alternative a qualcosa che appare (e probabilmente sarà) un’operazione di cementificazione di rara vastità.
Cerchiamo di spiegare a che punto siamo, e cosa bolle in pentola, anche dal punto di vista delle associazioni di cittadini cha hanno a cuore le sorti dell’area.
Il Piano di governo del territorio (PGT) prevedeva un programma di bonifica e riqualificazione già ai tempi della Giunta Albertini, un piano inseguito perfezionato dall’ex assessore all’Urbanistica Masseroli ai tempi della Giunta Moratti, che prevedeva sostanzialmente un ampliamento del campus universitario e la realizzazione di un parco scientifico per le start-up di nuove imprese, secondo un progetto firmato dall’archistar olandese Rem Koolhaas a cui l’avevano commissionato i promotori privati.
Secondo il vecchio Accordo di programma con Regione, Provincia e Politecnico, l’area interessata era di circa 700mila mq: poi l’area è stata ampliata, arrivando a toccare gli 870mila mq con l’estensione dell’Accordo ad altri soggetti tra cui Esselunga, proprietaria di un’area contigua a piazzale Lugano (giova anche ricordare che per un Accordo di programma la Giunta è svincolata dal Consiglio comunale e può decidere "in proprio").
L’idea di base è rimasta la stessa: anche secondo la Giunta Pisapia la zona dovrebbe mantenere la vocazione di un nuovo polo scientifico-tecnologico in virtù della vicinanza con la sede del Politecnico-Bovisa, la novità è stata nei mesi scorsi il Piano nazionale Città (misura contenuta all'interno del Decreto Sviluppo) che ha rimesso in moto la macchina amministrativa del progetto d’intervento in Bovisa con lo stanziamento di 5 milioni di euro per la bonifica, oltre a un un decreto del governo Monti che trasforma il sito da luogo di interesse nazionale a regionale.
Ecco quanto previsto dal nuovo piano: il nuovo campus, e residenze universitarie per 160.000 mq complessivi, un polo di 70.000 mq dedicato alle start-up e alla produzione d'eccellenza, comprendente anche il Palazzo dell'Innovazione, la nuova Triennale, il nuovo teatro Ciak, aree residenziali e produttive private per 480.000 metri quadri (ovvero case e supermercati), per i quali sarebbe previsto un indice di edificabilità dello 0,75%, oltre il doppio rispetto a quello medio previsto dal Pgt di maggio, che arriva allo 0,35% (Bovisa rientrerebbe comunque tra quelle per cui è previsto il meccanismo di perequazione edilizia). Un’ipotesi non proprio gradita a tutti anche tra le file della maggioranza, e che sembra chiaramente giustificata dalla necessità di reperire i fondi necessari all’intera operazione: il Comune chiederà infatti per quest’area circa 15 milioni allo Stato, ai quali si aggiungerà un finanziamento pari a 5,3 del ministero dell'Ambiente per le bonifiche; poi ci sono i 12 milioni pagati dall'Università per l'acquisizione di parte dell’area. Oltre a questi, una quantità imprecisata di soldi dei privati, nell’ordine di parecchi milioni.
Una partita piuttosto complessa, ed evidentemente con interessi di altissimo livello: per chiarire il ruolo delle parti presenti sulla scacchiera, il Comune è proprietario di oltre 300mila mq degli 870mila dell’area, il Politecnico di 180mila mq, a seguire Ferrovie Nord, A2A, Euromilano ed Esselunga.
Per il verde e la nuova viabilità (quindi incluse le strade) sono previsti 80.000 mq, cioè neanche il 10% di non costruito sull’intera area.
Naturalmente è sottinteso che bonificare l’area per destinarla a verde costerebbe molti più soldi (nell’ordine dei 90 milioni di euro), mentre recuperare i terreni destinandoli solo a “funzioni compatibili” richiede un livello minore di risanamento.
La cosa, ai residenti, non piace affatto: lo scorso novembre si è costituito il Comitato La Goccia, nato con lo scopo di impedire un intervento di cementificazione così impattante sull’ambiente e proporre l’alternativa di una “bonifica “verde”, già sperimentata in altri ambiti, che permetterebbe ai boschi recintati dell’area dei gasometri di diventare il parco la Goccia”.
Gli abitanti della Bovisa chiedono dunque al governo della città e al sindaco Pisapia di “aprire un confronto e rendere pubblici i rilievi scientifici della Goccia ed eventualmente dei terreni incolti in Bovisa” come spiega il consigliere di Zona 9 e uno dei promotori del Comitato Leonardo Cribio (ascolta l’audio).
Tanto più che tutto il quartiere Bovisa al di qua della stazione è pieno di luoghi già abbandonati, a partire dalla Triennale Bovisa, inaugurata dentro la Goccia con grande pubblicità come primo passo per la valorizzazione dell’area e dopo poco chiusa nel silenzio generale, per arrivare a via Durando dove svetta ancora lo scheletro in metallo di quella che doveva essere una casa per lo studente, passando attraverso i 600 appartamenti di fianco alle case Mendini, in via Cosenz 54, pubblicizzati come in parte destinati ad edilizia convenzionata.
In risposta a un’interrogazione del consigliere Cribio, l’assessore De Cesaris ha ribadito che essendo l’intervento in Bovisa assai costoso “per essere realizzato non può che prevedere la collaborazione tra pubblico e privato. Sull’area è prevista la realizzazione di un polo tecnico-scientifico in continuità con quanto già realizzato per il Mario Negri e il Policlinico. L’intervento realizzerà ampi spazi e aree a verde. Il progetto è ancora in corso di definizione e sarà oggetto di approfondimento, tenendo conto della delibera della Zona 9 e delle indicazioni contenute nella stessa”.
Nella delibera della zona 9 (risalente al 24 novembre 2011) si dice che "premessa la necessaria bonifica del sito nel suo complesso, il vasto ambito di trasformazione si può considerare distinto in due parti, quella posta ad est della stazione Bovisa FN e quella posta all'interno della cintura ferroviaria (ex gasometri); per quella posta ad est più prossima al quartiere storico e comprendente Piazza Emilio Alfieri occorre prevedere una grande area a verde urbano al servizio del Quartiere storico e in collegamento al Parco di Villa Litta mediante un percorso “verde” attraverso la Cascina Albana e la ex Cava Lucchini, per realizzare un'area verde al servizio del quartiere storico della Bovina oggi carente di aree verdi; le aree a ovest, interne alla cintura ferroviaria non hanno una vocazione residenziale, mentre possono essere efficacemente utilizzate per implementare le funzioni universitarie, della ricerca e dell'innovazione, dell'arte e della cultura, anche reintroducendo funzioni produttive legate all'innovazione tecnologia o ad Incubatori di impresa."
Ancora una volta emerge la necessità di ripensare la città, e si pone il problema delle modalità con cui farlo, dell’opportunità che i cittadini siano parte attiva nel cambiamento, del rapporto che c’è o dovrebbe esserci tra i costi materiali e i sogni delle persone che fanno la città. A maggior ragione su un’area così vasta e per un intervento che davvero ha la potenzialità di modificare (in meglio) il volto di Milano.
Il 5 ottobre il Comune ha inviato i dettagli al ministero dello sviluppo; in caso di approvazione, la definizione dell'accordo di massima dovrebbe avvenire nel 2013.
Il prossimo venerdì 5 aprile alle ore 20.30 il Comitato La Goccia ha organizzato un’assemblea, a cui è invitata tutta la cittadinanza, che si terrà presso il salone della Biblioteca Dergano-Bovisa in via Baldinucci 76, per parlare e confrontarsi sul futuro dell’area ex-gasometri.
A.Pozzi