Approvata dal Consiglio un documento contro la corruzione nella pubblica amministrazione

Questi, in breve, gli impegni, esigenti, della Carta, che si presenta come un tentativo di contrastare la corruzione a partire dall'impegno personale del singolo, e che è dunque a sottoscrizione volontaria.
Gli amministratori (politici o dirigenti di enti pubblici) che abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali su terzi non possono svolgere, nei 5 anni successivi al proprio mandato, attività professionali per conto dei soggetti che sono stati destinatari delle loro precedenti decisioni. A questo punto si affiancano il divieto di ricevere finanziamenti alla propria attività politica da soggetti nei confronti dei quali si sia svolta una funzione decisionale o istruttoria, e l'impegno a dimettersi nel caso si sia rinviati a giudizio per reati che vanno dalla corruzione a tutti quei “reati spia” di contiguità con la criminalità organizzata. Questi punti oltre alla richiesta, ben più prosaica, di non ricevere regali per un ammontare superiore ai 100 euro annui.
Impegni, questi, “che vanno al di qua della legge, segnando la differenza tra responsabilità politica e penale”, ha affermato il presidente della Commissione antimafia David Gentili, che ha proposto l'adesione ad Avviso pubblico e la sottoscrizione della Carta di Pisa in Consiglio.
“Una disciplina che può rappresentare quella che viene richiesta ai politici, che richiama a valori e stili di vita personali che – prosegue Gentili – come amministratori è doveroso sia resa pubblica”.
Dichiarazioni sicuramente meritorie, che rendono però l'idea della difficile applicazione proprio degli impegni espressi dalla Carta di Pisa. Se il passaggio di un ex amministratore pubblico ad un ente o impresa che nel passato è stata oggetto di sue decisioni può certamente sollevare perplessità, è altrettanto ovvio che non è (solamente) da questi passaggi che si può giudicare la trasparenza di un politico. Certo, il codice etico di Avviso pubblico ha il pregio di indicare un impegno nelle istituzioni quanto più possibile disinteressato.
Ora l'adesione ad Avviso pubblico votata in Consiglio dovrà essere approvata dalla Giunta, e nei prossimi mesi a Palazzo Marino si terrà un convegno proprio sulla Carta di Pisa.
Si può nel frattempo auspicare che, se non la totalità dei consiglieri sottoscriverà la Carta, i principi di onestà e di trasparenza espressi siano comunque un tratto distintivo dell'azione di tutti.
Claudio Urbano