Il comune manda una lettera agli studenti delle superiori per convincerli a seguire la lezione di religione

Inizia così la lettera che il Comune invierà ai ragazzi di origine straniera che frequentano le "nostre" scuole per convincerli a partecipare all'ora di religione.
Che poi non vengano a dirci che non li avevamo avvertiti.
La nostra storia è impregnata di cattolicesimo, chi vuole integrarsi farebbe bene fin da subito a tenerlo a mente. "Non sei obbligato, tantomeno a diventare cristiano", si precisa nella lettera, dimostrando che non siamo ancora alle conversioni forzate. Però, se partecipi, "potrai affrontare tanti problemi, tra cui il razzismo e la tolleranza".
Il messaggio è chiaro, ancorchè posto in maniera sibillina: la comprensione della religione cattolica è il lasciapassare per l'integrazione…e chi la rifiuta?
Ma funziona davvero così tra i ragazzi?
Davvero la fede può diventare una discriminante? Davvero crea una divisione
dicotomica tra buoni e cattivi, tra chi ne conosce i precetti e chi no?
Davvero è determinante per la comprensione reciproca, l'amicizia e il rispetto tra esseri umani?
Davvero affratella e favorisce la comprensione tra i diversi?
Che lo pensino e lo sostengano i ministri di culto di questa religione –e delle altre religioni– è legittimo e perfino prevedibile.
Che dell’ora di religione, soprattutto come opportunità d’integrazione, si faccia promotore un’istituzione di quello che nonostante tutto dovrebbe essere uno stato laico e non confessionale la dice lunga sullo “spirito” dei tempi.
Giulia Cusumano