Alla ricerca di un consenso a basso costo la politica si eclissa sulle emergenze vere

Più che di rivoluzione bisognerebbe parlare di raccolto, il migliore da quando il terreno della paura viene costantemente seminato. Cioè da almeno un decennio.
Ma cos’è poi la sicurezza? Lo abbiamo visto sempre meglio nel corso degli anni in un crescendo nel quale anche la povertà è diventata una colpa e selettivamente le cause sono state separate dagli effetti.
In questo quadro non c’è possibilità, quindi, di far entrare altro soprattutto se si tratta di questioni di portata più ampia e più complessa della caccia al clandestino e dello sgombero di un campo nomadi.
All’ombra del Duomo, come dimostrano i rapporti del Viminale e l’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia, la presenza della criminalità organizzata è ben radicata e non da oggi (ne scrivemmo due mesi fa ) ma la maggioranza in Consiglio comunale ha ritenuto non fosse opportuno, tra una fiaccolata e l’altra, istituire una Commissione consiliare sugli interessi mafiosi a Milano.
A Milano ci sono case popolari e scuole infarcite di amianto, come raccontammo a proposito di via Crescenzago e di via Feltrinelli , che aspettano da anni bonifiche sempre promesse e sempre rinviate.
Di amianto si muore e la criminalità organizzata, anche se utilizza Milano solo per fare affari e ripulire i propri proventi illeciti, avvelena il tessuto economico e civile di una città. Ma di questo non si parla.
Probabilmente non garantisce lo stesso ritorno in termini di consenso. Quel consenso che gli abitanti delle casette all’amianto di via Crescenzago mostravano marciando contro il CAES che l’anno scorso si era offerto di ospitare i settanta Rom cacciati da Opera e che oggi tutti inseguono facendo a gara nell’essere sceriffi e non più politici.
Beniamino Piantieri