Dopo gli annunci trionfali dei primissimi giorni, cifre ufficiali non ce ne sono. Eppure è sul numero di ingressi al sito espositivo che si valuterà il successo, o il flop, di Expo 2015.
Sull'argomento però sembra essere calato il riserbo più assoluto. Al momento il numero di accessi effettivi è un segreto custodito quasi meglio della formula della Coca cola e dell'algoritmo di Gooogle.
Impossibile che il black out informativo sia dovuto a motivi tecnici, visto che i tornelli sono in grado di fornire il numero di ingressi in tempo reale, e ciò autorizza ipotesi più preoccupanti che non possono essere fugate dal mantra usurato dei 15 milioni di biglietti venduti.
Expo Spa, che è una società pubblica costituita al 40% dal Ministero delle finanze, al 20% da Regione Lombardia, al 20% dal Comune di Milano (e un 10% ciascuno da Camera di Commercio e dalla defunta Provincia di Milano), si è rifiutata di fornire dati ufficiali non solo ai giornalisti o al sindacato, ma anche ai consiglieri comunali che in questi giorni hanno provato a vederci chiaro nel 'mistero doloroso' di queste cifre.
E a dimostrare che l'apologetica e i numeri non riescono proprio ad andare d'accordo ci sono proprio quelle cifre fatte trapelare ad arte ma che ad una lettura un poco più attenta rientrano nella categoria "pezza peggiore del buco".
Prendiamo il caso delle code chilometriche per visitare alcuni padiglioni, tempi di attesa che in alcuni casi supererebbero l'ora e mezza e che dovrebbero confermare l'affluenza di visitatori in linea con le previsioni di Expo spa. Ebbene, le cifre ufficiose a sostegno della notizia parlano di 100.000 ingressi al giorno nei fine settimana e 70.000 negli altri giorni. Secondo altri addirittura 140.000 il sabato. Prendendole per buone, anche nella versione più ottimistica fanno 590.000 ingressi alla settimana, cioè 2.360.000 al mese e quindi 14.160.000 nell'intero arco della manifestazione, tenendo conto di una progressione media costante che non sconti né l'affievolirsi del fattore novità né la selezione estiva di chi dovendo scegliere tra la settimana al mare e investire sul biglietto per Expo opterà per la prima.
Ebbene, anche se alla fine i visitatori fossero 15 milioni si tratterebbe di uno scenario catastrofico. Facile comprendere perché negli uffici di Expo la questione sia considerata quanto meno delicata.
Pochi giorni prima dell'inaugurazione era stato lo stesso amministratore delegato di Expo spa a fissare in 24.000.000 di visitatori la soglia del pareggio finanziario dell'Esposizione. Se così fosse vuol dire che il flusso dei visitatori si attesta ad un livello del 40% inferiore rispetto a quanto necessario.
Inoltre, se anche nel primo mese il numero di visitatori si attestasse davvero attorno a 2.400.000 -anche 2.500.000- bisogna comunque considerare altri due fattori. Il primo esogeno ma difficilmente trascurabile: luglio e agosto difficilmente faranno registrare picchi di ingressi dato che Milano, sia per gli Italiani che per gli stranieri, non è una meta turistica estiva. L'altro del tutto endogeno e dovuto, probabilmente, all'ansia di far aumentare il più possibile il contatore dei visitatori: l'ingresso serale a 5 euro che indubbiamente fa lievitare, stando alle code che si formano ai tornelli di Expo poco prima delle 19, il numero complessivo di ticket staccati ma non fa crescere i ricavi, anzi rischia di produrre un effetto di autocannibalizzazione.
I vertici di Expo continuano a dirsi "trasparentissimi" e rispondono che fa fede il numero di biglietti venduti. Eppure proprio la possibilità di mettere in relazione il numero di ticket venduti fino a questo momento e gli ingressi effettivi permetterebbe di capire se l'Expo sarà un successo o un clamoroso buco finanziario.
E' questo, forse, il motivo per cui le cifre ufficiali sembrano diventate il quinto segreto di Fatima?
Beniamino Piantieri