Magri risultati dell’ecopass e dal 2010 sarà comunque emergenza

Indubbiamente il provvedimento entrato in vigore il 2 gennaio rappresenta una svolta dopo anni di sottovalutazioni, inerzie, ritardi e annunci seguiti dal nulla. Una svolta nelle politiche della mobilità cittadina e nelle abitudini dei milanesi; un segnale forte, ma sulla forza della sua efficacia restano molte ombre.
Ciò non vuol dire che l’ecopass non sia uno stimolo per i Milanesi ad utilizzare i mezzi pubblici –la diminuzione del traffico automobilistico in centro e l’affollamento dei vagoni della metropolitana lo dimostrano–, ma non è forse lo strumento più adeguato.
Infatti, se l’ecopass, come abbiamo visto di recente, può essere anche sfruttato in chiave mediatica vantandolo come modello invidiato persino da New York, non può nascondere né i suoi magri risultati ottenuti sino ad ora, né due vizi d’origine sui quali non bisogna smettere di insistere. Anzitutto con l’ecopass si introduce di fatto la possibilità di acquistare il diritto di inquinare. In secondo luogo istituisce una vera e propria discriminazione tra chi ha la possibilità di acquistare un’auto nuova e chi non può permetterselo ed è costretto in più a pagare.
Inoltre, la sua effettiva e limitatissima efficacia si riduce ad una porzione assai ristretta del territorio cittadino.
L’ecopass è un provvedimento poco più che simbolico e indubbiamente meno efficace delle più democratiche targhe alterne o dei blocchi della circolazione ai quali non è escluso si debba far ricorso tra meno di due anni. Infatti, dall’1 gennaio 2010 la normativa europea in materia prevede che la soglia limite per il PM10 debba scendere da 50 a 20 microgrammi per metrocubo.
Quel giorno Palazzo Marino non si potrà limitare a dire che anche New York guarda all’ecopass meneghino come modello.
Beniamino Piantieri