Cosa emerge dall’ultimo rapporto realizzato da Assolombarda e Cgil-Cisl-Uil Milano

L’ultimo rapporto sul lavoro a Milano presentato da Assolombarda e Cgil-Cisl-Uil non fotografa bene la crisi perchè prende in considerazione gli anni tra il 2004 e il 2008, e solo nel secondo semestre del 2008 emergono dati in calo. Si parla ad esempio del livello occupazionale: se nel 2007 a Milano si è mantenuto su valori elevati, tra il giugno e il dicembre 2008 si registra un crescente impatto negativo della crisi economica anche sull’occupazione.
Gli indicatori presi in considerazione sono principalmente tre, tasso di occupazione, disoccupazione e attività. Il tasso di occupazione in provincia di Milano si è attestato nel 2007 al 68,3%, in crescita di 0,2 punti percentuali rispetto a quanto registrato nel 2006. Un dato che deve ( o dovrà) confrontarsi con il raggiungimento del valore obiettivo di Lisbona del 70% (mentre l’obiettivo del 60% per l’occupazione femminile è stato raggiunto a Milano già dal 2006). Resta alto lo scarto che si registra tra la media milanese (e lombarda) e quella nazionale, pari a circa 10 punti percentuali (8 a livello regionale). Una differenza che arriva a toccare i 15 punti percentuali se si considera la sola componente femminile. Anche il tasso di attività ha registrato un andamento positivo nel 2007, passando dal 70,8 del 2006 al 71,0% a Milano. Riguardo a questo indicatore le tendenze milanesi e lombarda appaiono in controtendenza rispetto al dato nazionale, che registra una diminuzione di 0,2 punti percentuali.
Infine, il tasso di disoccupazione registra un calo di 0,1 punti percentuali e si assesta al 3,8%. Tale valore è ancora leggermente superiore a quanto si registra a livello regionale (3,4%), ma si mantiene su livelli fisiologici e ben al di sotto della media nazionale (6,1%), seppur anch’essa risulti significativamente in calo.
Dal punto di vista strutturale il mercato del lavoro milanese sembra funzionare meglio di quello italiano, anche se, come ha sottolineato il segretario milanese della Uil Walter Galbusera “i dati hanno dei limiti perchè sono caratterizzati da un andamento economico profondamente diverso da quello attuale, e molti hanno il carattere della non attualità per quanto riguarda le casse integrazione e i licenziamenti”.
Un altro dato preso in considerazione è quello sull’incidenza degli infortuni: Il numero di infortuni sul lavoro avvenuti nel 2007 è risultato pari a 912.615 in Italia, 155.450 in Lombardia e 53.245 a Milano. Se il territorio milanese registra un numero significativamente minore di infortuni ogni 1.000 lavoratori rispetto alla Lombardia e all’Italia (38, contro rispettivamente 45 e 49), si registra tuttavia un incremento del numero assoluto di infortuni avvenuti nel 2007 rispetto al 2006 (+0,3%), in controtendenza rispetto all’andamento regionale e nazionale (entrambi pari a -1,2%).
Questa sostanziale stabilità del dato attraverso gli anni (si è passati da 40 su 1000 nel 97 a 38 su 1000 nel 2007) indica la necessità di misure più efficaci e l’inutilità dei provvedimenti applicati, se applicati, finora. Per quanto riguarda invece gli infortuni mortali, nel 2007 sono stati 1.170 in Italia, 211 in Lombardia e 67 a Milano, il che indica una diminuzione in tutte le tre aree considerate.
Un ultimo dato rilevante riguarda la scolarità dei lavoratori milanesi: risulta superiore alla media, con i laureati che sfiorano il 20 per cento, con un livello in crescita costante nel tempo e una significativa presenza della componente femminile, con una lavoratrice su quattro laureata.
Intanto, in barba ai dati, la realtà attuale parla di un numero sempre maggiore di disoccupati, che però spesso sfuggono alla rilevazione statistica perché non si registrano, segno di un’altissima sfiducia nei confronti del mondo del lavoro e delle istituzioni che lo governano.
Antiniska Pozzi