“Il capolavoro di Leonardo non corre rischi” secondo la Sovrintendenza che da nove mesi non ha dato risposta all’offerta –gratuita– di analisi approfondite sulle polveri al Cenacolo

A Milano purtroppo non è così.
Da quest’ultimo, invece, si è sollevata una critica stizzita all’incapacità di Leonardo di dipingere l’affresco seguendo i metodi dovuti. “L’unico vero danno patito dall’affresco e l’unica nebbia che c’è sul dipinto l’ha fatta Leonardo dipingendolo male” aveva scolpito nell’aria delle dichiarazioni alle agenzie l’impareggiabile Professor Sgarbi.
Del resto la cosa non è nuova, era stata già messa in luce dal Vasari, ma a cinque secoli di distanza il Cenacolo dobbiamo tenercelo così com’è. Anzi, proprio in ragione della sua fragilità strutturale, fare in modo che sia tutelato il più possibile.
Proprio per questo più dei valori di polveri sottili registrati nella refettorio di Santa Maria delle Grazie a destare preoccupazione sono le reazioni di chi di quella fragilità dovrebbe curarsi e che qualche spiegazione deve ancora darla, ai Milanesi e a tutti coloro che vengono a Milano da ogni parte del mondo per ammirare il capolavoro leonardesco.
Infatti, che il PM10 nella sala del Cenacolo sia attestato a livelli preoccupanti non può destare meraviglia dati i valori che si registrano in città per quasi nove mesi all’anno. Il problema semmai è capire quanto e come le polveri sottili possano danneggiare l’affresco. Ciò può essere fatto solo analizzando la composizione delle polveri. Si tratta di un procedimento molto complesso e costoso che viene eseguito in pochissimi laboratori specializzati, tra i quali quelli del Dipartimento di fisica dell’Università statale di Milano.
Proprio il Dipartimento di fisica della statale, all’inizio di quest’anno si era offerto di eseguire –gratuitamente– queste analisi sulle polveri fini del cenacolo. La proposta era stata inviata alla Sovrintendenza, che, ad oggi, non ha ancora dato alcun cenno di risposta. È del tutto ovvio, sia in base al principio di precauzione che al semplice buon senso, che per sostenere che una sostanza, un alimento - o delle polveri fini sospese - non siano dannose, bisogna sapere come siano composte e come i componenti interagiscono con un organismo o, in questo caso, con un fragilissimo affresco.
Ad oggi nessuno sa, nonostante si sarebbe potuto saperlo, quale sia la composizione del particolato fine che assedia l’Ultima cena. Eppure Sovrintendenza e Assessorato alla cultura sono sicuri che il Cenacolo non corre rischi. Da dove traggano tale sicurezza è un mistero, forse più grande della composizione delle polveri fini e dei segreti iniziatici sciorinati da Dan Brown nel “Codice da Vinci”.
Beniamino Piantieri