L’incognita del trasloco, la Ztl che non arriva e Gratosoglio che prepara la rivolta

Lo scorso lunedì 10 marzo si è tenuto a Palazzo Marino l’ennesimo tavolo operativo, il cui esito è l’appuntamento per un ulteriore tavolo operativo con tutti i soggetti interessati, all’incirca intorno alla metà di aprile, data entro la quale l’Amministrazione comunale ha chiesto alla comunità cinese di protocollare il progetto e dare delle tempistiche precise sulla realizzazione dell’Asian Trading Center.
Potrebbe sembrare un ultimatum, ma non lo è: “C’è una totale condivisione del percorso di delocalizzazione” come ha detto Masseroli, e anche la comunità cinese (attraverso il Console Zhang Limin) dice di “comprendere benissimo i disagi dei residenti, e sulla base di questa comprensione è disposta a trasferire le attività all'ingrosso”. Ma non è altrettanto ben disposta nei confronti della Ztl: “Ci vuole un po' di tempo per trasferirsi in una nuova zona. Nel corso di questi due anni i commercianti cinesi devono poter vivere, mantenere la loro famiglia. Con la Ztl, come possono vivere?”.
Per adesso l’unica certezza è che bisogna aspettare ancora, e nel totale dubbio di quel che accadrà, poiché nulla garantisce che questa trattativa non fallisca (come accadde un anno fa per quella di Arese), ragion per cui non ha senso, fino alla metà di aprile, parlare della Ztl, come ha ricordato il vicesindaco De Corato che, facendo eco a Masseroli, ha detto “La Ztl non è una scelta ideologica”. Fino a metà aprile, è brutto dirlo, perché prendere decisioni prima di aver avuto il risultato della gara Expo sarebbe alquanto incauto. Il legame tra la comunità cinese meneghina e Pechino è forte, lo dimostra il ruolo del Console cinese in tutta la faticosa mediazione e la Cina nella partita tra Milano e Smirne per l’assegnazione dell’Expo 2015 giocherà un ruolo di primo piano non solo con il suo singolo volto, ma soprattutto con la sua capacità d’influenza.
Al di là della geopolitica e dell’Expo la vicenda del commercio all’ingrosso a Chinatown è un nodo che va sciolto ma più passano le settimane più si fa intricato.
La questione Chinatown si trascina da parecchi anni e lo dimostra il fatto che l’Associazione ViviSarpi è stata fondata nel 1999. Quasi 10 anni fa.
Come è possibile che in un decennio non si sia trovata una soluzione al problema? La questione è delicata, per due ordini di motivi: innanzitutto i commercianti cinesi hanno licenze regolari, e teoricamente non sarebbero obbligati a ‘traslocare’ da nessuna parte. In secondo luogo, ci sono altre zone della città che ospitano attività commerciali (italiane) all’ingrosso e non si sono mai evidenziati particolari problemi. Ora, secondo l’Assessore Masseroli, “il PGT (Piano di governo del territorio) stravolgerà il sistema di sviluppo della città con nuove regole e indirizzi. E dirà cose precise anche su via Sarpi che non potrà più ospitare il commercio all'ingrosso. I tempi per il Pgt sono di circa un anno, ma il percorso sarà inesorabile”.
E questo presumibilmente include tutte le attività all’ingrosso, cinesi o no. Allora, attendiamo (fiduciosi?) un piano di governo del territorio su un territorio, quello milanese, che sembra esser stato governato poco e male: la questione Chinatown si è trascinata tra un’amministrazione e l’altra, fino a prendere le sembianze dell’emergenza, secondo la cui logica vengono attualmente governati molti altri fenomeni (dai Rom all’inquinamento).
Tanto che, dati alla mano, più volte sventolati dal vice Sindaco, si è tentato di colpire i commercianti cinesi attraverso il codice stradale: centinaia di multe e sanzioni per infrazioni di vario genere, come se piovesse. Un po’ come prendere Al Capone per evasione fiscale, con la differenza che Capone fu arrestato e i commercianti all’ingrosso, nonostante tutto, vanno avanti nei loro affari, affari che, forse qualcuno lo dimentica, vengono fatti in primis con i dettaglianti italiani.
Insomma, la questione è complicata, e dev’esserlo per forza se richiede l’intermediazione del Console cinese, quindi un rappresentante del governo.
Ma non dovrebbe essere soprattutto una questione di urbanistica cittadina? A sollevare le reazioni indignate dei residenti sono state poi le dichiarazioni (rilasciate al di fuori del tavolo operativo) favorevoli all’idea di una Chinatown turistica: “Al tavolo nessuno ha di fatto parlato di riqualificazione del quartiere, e non si riesce mai a entrare nel merito della Ztl, che sembra non possa essere istituita perché i grossisti cinesi non la vogliono!” Ha dichiarato Pierfranco Lionetto, presidente dell’Associazione ViviSarpi.
E mentre Zhang Limin fa presente che “anche i commercianti italiani sono contrari alla Ztl”, il consigliere comunale del Pd Pierfrancesco Majorino afferma che “Non si capisce quanti siano i commercianti cinesi fino ad ora disponibili al trasferimento, e non si comprende quale sia la posizione della Giunta sulla pedonalizzazione dell’area Sarpi, intervento, questo, assolutamente utile e rispetto a cui il Partito Democratico continuerà a battersi visto che comunque, prima di tre anni, grazie alla lentezza della Giunta, non ci sarà nessun effettivo spostamento di attività commerciali da un quartiere che presenta svariati problemi di vivibilità”.
Intanto, il fiducioso Masseroli continua a fare incontri informativi con uno dei tre attori del gioco: i cittadini di Gratosoglio, che l’Asian Trading Milan center, guardacaso, non lo vogliono proprio.
A.P.