Questa volta, però, si è andati oltre il rifiuto di prendere atto della realtà, si è superata la miopia del ricorso ossessivo alla chiusura identitaria, si è fatto peggio che ignorare la necessità -oggi più che mai urgente- di ampliare gli spazi di dialogo e riconoscimento.
I tanti paletti urbanistici sono solo un contorno vessatorio del nucleo più preoccupante di una scelta pericolosissima: la possibilità per i comuni di indire referendum per autorizzare nuovi luoghi di culto. Una porta spalancata ad un precedente potenzialmente letale per la vita di una comunità che si troverebbe ostaggio della "dittatura della maggioranza" la quale potrebbe, di volta in volta, decidere a chi concedere l'esercizio di diritti costituzionalmente garantiti.
A sprezzo del ridicolo la maggioranza di centrodestra che governa la Lombardia si appunta sul petto, seppur con tonalità diverse nello squillo di fanfare, la medaglia per aver "fermato l'islamizzazione della Lombardia". Ma le restrizioni pensate, neppure troppo implicitamente, per rendere il più difficile possibile la costruzione di moschee, colpiscono in realtà tutti i culti. Ortodossi e buddisti hanno già protestato contro una legge che non colpisce solo le centinaia di migliaia di musulmani che vivono in Lombardia -i quali ancora una volta vanno bene come lavoratori ma non come cittadini- ma che potenzialmente limita i diritti di tutti, laici e credenti, autoctoni e immigrati.
Cantano vittoria, oggi, gli apprendisti stregoni, gli imprenditori politici della paura non comprendendo, o facendo finta di non comprendere -del resto il loro orizzonte è quello della prossima tornata elettorale, che il loro investimento è quello a breve termine del consenso alimentato dall'approfondirsi del solco identitario- che abbiamo perso tutti.
Beniamino Piantieri