Quattordici opere del grande maestro, mai esposte prima a Milano: fino al 10 gennaio 2016 a Palazzo Reale
Per concludere il semestre di Expo 2015 in bellezza, perché di bellezza si tratta, arriva a Milano 'Giotto, l’Italia': un grande evento espositivo che resterà aperto al pubblico dal 2 settembre al 10 gennaio, a Palazzo Reale. Una mostra promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Comune di Milano, settore Cultura, con il patrocinio della Regione Lombardia, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e dalla casa editrice Electa, su progetto scientifico di Pietro Petraroia (Éupolis Lombardia) e Serena Romano (Università di Losanna), che sono anche i curatori dell’esposizione. A Palazzo Reale per un motivo preciso: infatti è qui che si trovano ancora strutture del palazzo di Azzone Visconti, dove, negli ultimi anni della sua vita, Giotto venne a realizzare due cicli di dipinti murali, oggi perduti. |
"L'arte di Giotto rappresenta un passaggio fondamentale nella storia della rappresentazione del pensiero e della realtà nella bellezza. - ha dichiarato l'Assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. Il nome di Giotto evoca, ovunque nel mondo, la grandezza dell'Italia e della sua storia e in questo semestre di ExpoinCittà che vede Milano sotto i riflettori del mondo, Palazzo Reale percorre i secoli a ritroso raggiungendo, dopo il Rinascimento di Leonardo, il primo Trecento di Giotto, quando l'Italia, che ancora non esisteva come nazione, proponeva già i frutti della sua cultura unitaria in molti diversi centri lungo tutta la Penisola. Una proposta straordinaria che regalerà a tutti i visitatori la possibilità di gettare uno sguardo incantato sulla storia della nostra identità culturale e artistica".
14 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in una esposizione, ciascuno con provenienza accertata. Una mostra ideata come parte di un vasto progetto di valorizzazione che coinvolge i luoghi d’Italia dove Giotto ha operato, propone alla folla cosmopolita dei visitatori di Expo e di Milano, fino all’inizio del 2016, di incontrare i grandi capolavori dell’artista fondatore di una nuova pittura che può dirsi, appunto, italiana: ovunque si sia trovato a lavorare, Giotto ha avuto la capacità di attrarre fortemente le scuole e gli artisti locali verso il suo stile innovatore, cambiando in modo definitivo i tragitti del linguaggio figurativo italiano.
Si attraverseranno dapprima le sale dedicate alle opere giovanili: il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’altar maggiore, attorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare. La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro. Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano.
Accanto al polittico è esposto, evento straordinario, il frammento affrescato con due teste di apostoli o Santi, proveniente dalla basilica di San Pietro, opera di Giotto anch’essa commissionata dal Cardinal Stefaneschi.
Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro, che precedono di poco le sue opere milanesi nel palazzo di Azzone Visconti: il polittico Baroncelli dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, che grazie a questa mostra verrà temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California e il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone.
Al progetto hanno collaborato Soprintendenze, Musei italiani ed esteri e istituzioni religiose che conservano opere di Giotto: i Musei Vaticani; le Gallerie dell’Accademia e le Gallerie degli Uffizi di Firenze; la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato e il Polo Museale Regionale della Toscana; la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Polo Museale dell’Emilia Romagna; il San Diego Museum of Art – California; il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno; i Musei Civici agli Eremitani di Padova e la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso; la pieve di San Lorenzo, Borgo San Lorenzo (Firenze); il Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, Firenze; l’Opera di Santa Maria del Fiore e l’Opera di Santa Croce a Firenze; l’Arcidiocesi di Firenze.