A Palazzo Reale dal 24 marzo al 3 giugno l’esposizione 'Lazzi sberleffi dipinti'. Oltre 400 opere e una 'Bottega d'artista' dove incontrare il Premio Nobel

“Un artista deve parlare del tempo in cui vive. Se non riesce a capire cosa la sua arte c'entri con la vita quotidiana è inutile. Gli artisti che sono riusciti ad incidere erano quelli che parlavano di fatti contemporanei”: è questa la premessa di un’esposizione in cui non mancheranno riferimenti alla politica italiana degli ultimi vent’anni, per parlare dei quali verranno messi a disposizione arazzi e collages, burattini e oggetti di scena, oggetti che nel corso del tempo sono stati mezzi e testimonianze dell’inesauribile e imprevedibile creatività di Dario Fo, “attore dilettante e pittore professionista” come ha spesso dichiarato di sentirsi. E finalmente proprio qui, nella città in cui si è trasferito giovanissimo studiando all'Accademia di Brera e al Politecnico, e dove ha incontrato la moglie Franca con la quale ha dato vita a un indissolubile sodalizio d’arte e di vita.
Nel dettaglio, la mostra prende le mosse dal lungo viaggio attraverso la “storia dell’arte”: dai lavori ispirati alle incisioni rupestri preistoriche ai nostri giorni, attraversando i linguaggi della classicità greca e romana sino alla preziosità dei mosaici ravennati e bizantini, per celebrare l’interesse di Dario Fo per l’arte del Medioevo e del Rinascimento nei lavori che celebrano i rilievi scultorei del Duomo di Modena e la decorazione del Duomo di Parma, insieme agli studi e dalle lezioni-spettacolo su Giotto e Pietro Cavallini, su Mantegna, Giulio Romano, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Correggio e Caravaggio. Con Tiepolo si interrompe il cammino nella “storia dell’arte” per proseguire con le regie delle opere rossiniane: Il Barbiere di Siviglia (1987), L’Italiana in Algeri (1994), La Gazzetta(2001) e Il Viaggio a Reims (2002). Qui Dario Fo costruisce la più consistente documentazione visiva, elaborando un’impressionante serie di tavole e disegni, molti dei quali presenti in mostra accanto a quelli dedicati al teatro di Molière e all’Histoire du soldat di Stravinsky, capolavoro da lui rivisitato e allestito al Teatro alla Scala nel 1978.
Si arriva poi alla creativa stagione alla Palazzina Liberty del Collettivo Teatrale La Comune, fondato da Dario Fo e Franca Rame nel 1974, che è ricordata in mostra attraverso la presenza di opere che Sebastian Matta realizzò per quello spazio.
Dopo la documentazione dell’incontro con Franca Rame avvenuto nel 1952, la mostra si conclude con una sezione dedicata alla formazione artistica di Fo, dai primi studi sul natio Lago Maggiore al trasferimento a Milano e alla frequentazione dell’Accademia di Brera, dove incontrò maestri come Achille Funi, Carlo Carrà e Aldo Carpi.
Disseminati nel percorso della mostra, venti schermi proiettano le lezioni spettacolo tenute da Dario Fo e Franca Rame. Inoltre, in una sala di proiezione, saranno visibili al pubblico le rappresentazioni teatrali e i film a partire da Lo Svitato del 1956. Data la gran quantità di materiali a disposizione, i programmi saranno rinnovati ogni 2 giorni.
A ricordo della mostra, è edito un bellissimo catalogo, realizzato dalle Edizioni Gabriele Mazzotta, che è anche testimonianza del lungo sodalizio tra Dario Fo e l’editore, che ha curato fin dal 1970 pubblicazioni sul teatro di Dario Fo e Franca Rame.
Info e prenotazioni: 02 54913
www.mostradariofo.it
ww.comune.milano.it/palazzoreale