Nella corsa verso il 2015 vengono rilanciate periodicamente le grandi sfide sull'alimentazione. Per ora, solo sulla carta

Non è la prima volta che qualcuno richiama l'attenzione sui temi che dovrebbero essere portanti per l'esposizione universale, primo tra tutti la sicurezza alimentare. D'altra parte, però, forse anche per i tempi sempre più serrati che accompagnano l'avvicinamento al 2015, le preoccupazioni di tutti si sono via via concentrate sulle opere materiali, quelle strutturalmente necessarie per il successo dell'esposizione. E il principale 'imputato' sembra essere proprio il sito di Expo, dove lunedì prossimo saranno accompagnati in visita il sindaco Giuliano Pisapia insieme al ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, per verificare l'avanzamento dei lavori. Un anno fa non era ancora stato assegnato il primo appalto, né si era perfezionato il passaggio della proprietà dei terreni dalla famiglia Cabassi alla società di proprietà pubblica Arexpo.
Le preoccupazioni per tutti i soggetti coinvolti, ma in primo luogo senza dubbio per il Comune e la Regione, sono poi state di varia natura. Il contrasto alle infiltrazioni mafiose nei lavori (l'ultima impresa è stata estromessa proprio qualche giorno fa); la disponibilità dei finanziamenti da parte del governo che, nonostante le ripetute richieste, non ha concesso la deroga al Patto di stabilità per gli investimenti necessari. Infine, naturalmente, l'immagine proiettata all'esterno, con la preoccupazione che i diversi Paesi non aderissero proprio per i timori sulla buona riuscita dell'evento.
Eppure, gli spunti per un lavoro di più ampio respiro, anche sul piano delle idee, non mancavano, a partire dallo slogan che ha accompagnato fin dall'inizio la candidatura: “nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il dossier di presentazione indica infatti alcuni obiettivi della manifestazione, che dovrebbero essere anche i suoi punti di forza e di originalità. I due assi portanti erano infatti quelli della 'food safety' (la possibilità di un'alimentazione sana e di qualità) e della 'food security' (la sicurezza di accesso al cibo per tutta la popolazione mondiale). Chiaro quindi l'intento dell'Italia come Paese proponente. Rilanciare il dibattito sulla nutrizione a livello mondiale, portando come fiore all'occhiello la qualità dell'alimentazione italiana.
Obiettivi che però avrebbero richiesto, e che richiederanno, uno sforzo ben più massiccio in termini di elaborazione culturale di quanto non sia accaduto fino ad ora, nonostante le buone intenzioni espresse nei documenti ufficiali.
Sembrano cadute nel nulla le (poche) proposte fatte in questi anni: da un'agenzia mondiale dell'acqua alle forme di collaborazione con gli Stati meno sviluppati. Anche a Milano –dove il Sindaco ha anche nominato un comitato scientifico per Expo a cui partecipano le varie università cittadine– sono state lanciate idee come gli orti urbani o il recupero delle cascine che, seppur positive, rischiano di non cambiare di molto la percezione dell'evento.
È chiaro d'altra parte che è lo stesso format delle esposizioni universali ad apparire sempre più inadatto per affrontare temi che sono sì di interesse mondiale, ma che nei giorni della manifestazione rischiano di essere ridotti a quanto di meglio produce ciascun Paese. In quest'ottica, le sfide del cibo per tutti e della buona alimentazione verranno interpretate ancora una volta dalle innovazioni tecnologiche o dalle 'buone pratiche' agricole che saranno presentate.
Un aiuto per allargare lo sguardo lo potranno dare forse le diverse Ong che aderiranno alla manifestazione, illustrando i vari casi in cui già operano efficacemente nei campi del contrasto alla fame, nel sostegno all'agricoltura, ecc. Esempi concreti ai quali dovrà aggiungersi, evidentemente, una riflessione comune sui temi di fondo che fin'ora non è ancora iniziata.
C. U.