I tagli di Expo 2015 nascosti sotto il tappeto verde del progetto del sito.

Questo in breve il progetto di base, detto nel gergo dei professionisti “conceptual master plan”, di quello che sarà il sito dell’Expo 2015.
“Meno cemento, più natura”: è il motto guida di un abbozzo del progetto finale che verrà presentato ufficialmente ai Commissari del Bie la prossima primavera. E’ un’idea, una suggestione. I prossimi mesi saranno decisivi per la pianificazione definitiva, cui seguirà il concorso per la progettazione tra l’autunno prossimo e l’estate del 2011, le gare d’appalto e la realizzazione tra la fine del 2011 e il 2014.
Su questi “dettagli” sorvolano i “padrini” dell’Esposizione Universale. Preferiscono parlare di un grande e rivoluzionario progetto che riceverà tutti i finanziamenti promessi dal governo.
Il Sindaco ripete di aver avuto rassicurazioni a proposito dal Presidente del Consiglio qualche sera fa ad Arcore, insieme al benestare per il master plan.
Sui costi di realizzazione però né lei né l’amministratore delegato di Expo Lucio Stanca hanno fornito numeri o stime.
Si è sorvolato anche sui motivi di un palese ridimensionamento del progetto col quale Milano riuscì a convincere i paesi del Bie superando la rivale Smirne.
Sparita ad esempio la torre che doveva essere il simbolo dell’Esposizione e modificate la famosa via d’acqua e la via di terra.
Invece della via d’acqua, che doveva originariamente essere un percorso di 20 km attraverso i luoghi storici della città, si procederà con la riqualificazione delle cascine.
Al posto della via di terra, che nel dossier di candidatura era un tragitto di 22 km complementare a quello della via d’acqua, si rafforzerà il percorso pedonale e ciclabile esistente.
Nessun accenno neppure ai tagli delle linee della metropolitana 6 e 4 per mancanza di fondi, anche quelle promesse in sede di votazione ai commissari del Bie.
La tattica è sempre la stessa: ripetere che tutto procede senza intoppi, che i fondi ci sono e che quelli che lo mettono in discussione sono dei “gufi”.
E sotto la categoria “gufi”, c’è da scommetterci, i “direttori d’orchestra” dell’Expo metteranno anche quelli che di qui al 2015 metteranno in discussione l’utilizzo dell’area successivo ai mesi dell’Esposizione.
Se è vero quello che è stato detto alla presentazione del master plan, ovvero che quasi il 90% dell’area sarà verde, e che il 90% delle strutture espositive verrà smantellato, è altrettanto vero che il Sindaco ha già ventilato l’ipotesi di alberghi e centri commerciali da costruire nell’area a Esposizione conclusa.
Il motto “meno cemento, più natura”, comodo per giustificare il ridimensionamento di un progetto evidentemente troppo oneroso, ha una data di scadenza. Dopo il 2015, come ormai da anni vuole la tradizione meneghina, gli addendi torneranno ad invertirsi.
Giulia Cusumano