Presso lo spazio Stecca 3.0 i prossimi 23 e 24 giugno si parla dei nuovi modi di abitare la città
In Italia è la terza edizione, ma l'idea arriva da Berlino dove Experimentdays si tiene dal 2004: il merito di aver portato quella che è una vera e propria fiera dell'abitare collaborativo va all'associazione HousingLab, nata con l’obiettivo di diffondere le buone pratiche, condividere le competenze e mettere in atto la sperimentazione partecipativa nell’ambito dell’abitare sociale e collaborativo. E la prossima occasione per vedere di cosa si tratta arriva i prossimi 23 e 24 giugno, presso lo spazio Stecca 3.0 (via Castillia 23, Milano), dove si terrà appunto ExperimentDays, fiera-evento dell’abitare collaborativo, che per questa edizione avrà come filo conduttore "la mappatura dell’abitare collaborativo, effettuata su base nazionale e che presenteremo nei giorni della fiera" come spiega Liat Rogel, co-fondatrice di HousingLab. |
Un’altra grande novità dell’edizione 2017 di ExperimentDays è “La giornata PRO”, che si terrà di Venerdì 23 giugno, dedicata a laboratori specifici su temi quali: Investire in relazioni e La cassetta degli attrezzi per comunità di abitanti. I laboratori sono organizzati da “ZUP the recipe for change”.
Temi che possono a prima vista sembrare appannaggio di esperti del settore ma che sono in realtà estremamente interessanti per tutti perché molto dicono sull'evoluzione della nostra società e sulla necessità di condivisione che tutti avvertono in quanto cittadini e condomini, oltre che come sempici esseri umani. Abbiamo chiesto a Liat Rogel come si inquadra, da un punto di vista sociologico l'evoluzione dell'abitare collaborativo: "L'aumento degli anziani e dei giovani che fanno fatica ad uscire di casa, ad esempio, è un aspetto che dà subito la dimensione dell'importanza del fenomeno: sono entrambe du fette consistenti della popolazione che oggi non ricevono abbastanza risposte; l'abitare collaborativo per queste due fasce è ideale e credo che crescerà per offrire soluzioni a questi target sensibili, soprattutto nell'ambito degli affitti, che è qualcosa che un po' manca nel quadro in costruzione dell'abitare collaborativo. Credo che pian piano con la concentrazione di persone in città che cercano di restituire importanza alle relazioni ci sarà una richiesta crescente di spazi appositi in condominio per avere un tipo di abitare più sostenibile: una sala bambini, una lavanderia condivisa, una cantina condivisa sono richieste che penso diventeranno standard e non solo tipiche di una modalità di abitare come quella che qui definiamo "collaborativa". Già, perchè quando si parla di co-housing si parla esattamente di questo: di avere spazi e tempi condivisi a beneficio di tutti, per dividere le spese (con un beneficio economico), le responsabilità di cura dei beni, per dividere anche le fatiche; oltre che per potre avere qualcosa che da soli sarebbe impossibile avere: una palestra o una piscina condominiali, una sala per le riunioni o le feste di compleanno. Una condivisione di spazio che diventa anche condivisione di tempo e di esperienze, qualcosa di molto importante perchè re-introduce un dato di realtà e di contatto umano in una società urbana sempre più virtuale e parcellizzata anche da un punto di vista dei sentimenti.
Il tutto si inquadra naturalmente nel grande ambito della sharing economy. "Se in passato ponevamo l’accento sul fenomeno come preso a prestito da altri Paesi europei" spiega ancora Rogel, "oggi è importante sottolineare quanto anche la sharing economy abbia un suo tratto di made in Italy".
L'intero programma è disponibile sul sito dedicato http://www.housinglab.it/exdays/.
I posti per i laboratori sono limitati e a pagamento.
Si può prenotare qui.