Secondo incontro tra Comune e Comitati per rivedere il progetto CityLife

Il 9 gennaio si è tenuto il secondo incontro tra il Comune di Milano e il comitato Vivi e progetta un’altra Milano che da anni si sta battendo per rivedere profondamente il progetto CityLife che interessa l’area dell’ex Fiera e dovrebbe avere come punto di “eccellenza” i tre grattacieli contestati dai residenti.
L’incontro del 9 gennaio è stato a “livello tecnico e si è svolto in uno spirito di grande disponibilità da parte del Comune e di un’inedita cordialità –come ci ha spigato Rolando Mastrodonato, uno dei rappresentanti dei residenti– All’appuntamento c’erano i tecnici dell’Assessorato e i nostri architetti”.
Si è trattato di un altro passo interlocutorio ma a quanto sembra il Comune è disposto ad ascoltare le proposte dei residenti ma i nodi da sciogliere rimangono parecchi. I problemi non nascono tanto dal contrasto tra Amministrazione e cittadini, quanto piuttosto da alcuni punti critici dell’intero progetto sul quale i Comitati hanno sempre richiamato l’attenzione del Comune, il quale però nel corso degli anni ha guardato altrove, anzitutto all’effetto mediatico del un nuovo skyline che avrebbero disegnato i grattacieli di Libeskynd, Hadid e Isozaky.
Ma se i grattacieli dovrebbero essere la ciliegina sulla torta della più grande partita urbanistica ce interessa la città, nell’impasto qualcosa non va e l’incontro tecnico del 9 gennaio l’ha messo in luce: anzitutto la viabilità e i tempi di costruzione della metropolitana che saranno assai più lunghi di quanto previsto; l’incertezza su quanti e quali padiglioni della “Stecca Bellini” verranno destinati al futuro centro congressi; il destino del Vigorelli, il quale, se non si trova il modo di utilizzarlo per almeno sei mesi all’anno così da renderlo economicamente sostenibile, rischia di dover sparire.
Questi nodi vanno sciolti in fretta e la fretta è quella degli immobiliaristi che hanno acquisito i diritti di costruzione e che adesso hanno più fretta del solito poiché i loro timori non sono legati solo ai possibili ricorsi alla magistratura amministrativa ma anche alla brusca frenata dei prezzi dell’edilizia residenziale e commerciale registrata negli ultimi mesi. La cordata CityLife ha fretta di chiudere e di iniziare i lavori ed è disposta a concessioni tra le quali quella di abbandonare i tre grattacieli che già nel piano originale rappresentavano un’incognita dal punto di vista del ritorno economico e che oggi sarebbero un rischio concreto.
Ma su questo il Comune non vuole sentirci: il nuovo skyline milanese doveva essere un simbolo. Se oggi divenisse una zavorra di cui liberarsi sarebbe come sconfessare un decennio di governo del territorio.
Ettore Pareti