Continua la lotta per i posti di comando dell’Expo e Palazzo Marino, per la seconda volta in tre mesi, chiede un rinvio della prima ispezione dei commissari del BIE

A quasi sei mesi dalla vittoria sulla concorrenza turca il rischio di una figuraccia di dimensioni internazionali è più che mai in agguato: dal 31 marzo ad oggi Governo, Comune, Regione, Provincia e gli altri soggetti coinvolti in quella che era stata presentata –e rimane– come una partita fondamentale per il futuro
Una palude di interessi, appetiti, veti incrociati e smanie di potere ha paralizzato una macchina che avrebbe dovuto partire spedita la scorsa primavera e invece non ha ancora acceso i motori alle soglie dell’autunno. Tanto che per la seconda volta il sindaco ha dovuto chiedere ai rappresentanti del Bureau International des Expositions di rimandare la loro prima ispezione.
Gli attori in campo sono troppo occupati a lottare per occupare i posti migliori per gestire un giro d’affari che dovrebbe aggirarsi attorno a 75 miliardi di euro.
Già a luglio, come uno studente impreparato, Palazzo Marino ha dovuto chiedere una proroga della prima “interrogazione”. Nonostante i giorni degli esami di riparazione siano finiti ecco un’altra richiesta di rimandare il primo esame. Del resto per gli ispettori del BIE ci sarebbe ben poco da analizzare: i progetti non hanno un fatto un passo avanti rispetto ai disegni contenuti nel dossier presentato a marzo. Anzi, sia la “via d’acqua” che la linea 6 della metropolitana –le uniche infrastrutture inserite nel progetto Expo, poiché BreBeMi, TEM, prolungamenti delle linee 4 e 5 della metropolitana erano già state progettate e in parte finanziate prima dell’assegnazione a Milano dell’Esposizione universale– sono gravate da numerosi punti interrogativi.
L’Expo milanese è partito quindi nel peggiore dei modi e per il momento l’intera vicenda rischia non solo di mettere in ridicolo Milano e l’Italia, mostrando tutta l’inadeguatezza di un’intera classe dirigente incapace di guardare oltre gli interessi di parte, ma anche di archiviare tutti i propositi di un Expo partecipato e sostenibile per recuperare il ritardo accumulato in un avvilente risiko delle poltrone.
Beniamino Piantieri