La Ministra per le pari opportunità presenta un dispositivo “antiaggressioni”, ma le promesse del Comune per la sicurezza delle donne rimangono sulla carta

Si chiama “scatola rosa” ed è un dispositivo satellitare che, applicato alla vettura, ne consente la reperibilità da parte di una centrale operativa in caso di emergenza.
In pratica funziona così: la guidatrice in situazione di pericolo deve premere il pulsante della magica scatoletta o del telecomando di corredo.
Ricevuta la segnalazione, la centrale contatta l’utente al cellulare per accertarsi dell’effettiva necessità di aiuto. Qualora la malcapitata non avesse la prontezza di riflesso di rispondere al telefono –magari perché indaffarata a respingere un’ipotetica aggressione o intenta ad agonizzare sul tappetino dell’auto dopo un incidente stradale - la centrale provvederebbe ugualmente ad attivare le forze dell’ordine per rintracciare l’autovettura.
Al di là dell’effettiva utilità del marchingegno, la trovata si distingue per il suo carattere discriminatorio: le fortunate che potranno usufruire della “scatola rosa” gratuitamente saranno mille, scelte dal Comune tra le residenti dei quartieri più a rischio di aggressione e che lavora di notte (prostitute escluse, va da sé). Per le altre nisba.
Eppure una buona e democratica idea il Sindaco l’aveva avuta. Nell’agosto 2006, durante la luna di miele coi suoi elettori, il Primo Cittadino si era impegnata in prima persona ad avviare una trattativa con i tassisti affinché venisse applicata una tariffa vantaggiosa per le clienti in orario notturno. Che fine hanno fatto i famosi “taxi rosa”?
E che fine hanno fatto i sistemi di videosorveglianza sulle pensiline Atm, le illuminazioni notturne dei negozi e gli allarmi elettronici ai semafori?
Insomma, che fine ha fatto il capitolo “rete di punti di sicurezza” annunciato più di due anni fa dalla Giunta all’interno del capitolo inerente all’emergenza securitaria a Milano?
Se lo chiede Pierfrancesco Maran, consigliere comunale del Pd ( ascolta l'intervista), preoccupato dell’eventuale ed ennesimo provvedimento disatteso che la “scatola rosa” potrebbe rappresentare.
L’impressione è che ancora una volta dal Governo arrivino risposte inadeguate utili solamente a tamponare provvisoriamente l’allarme securitario attraverso provvedimenti di facciata.
Lo schema è sempre lo stesso: se il cittadino si sente insicuro per la strada si mettono in campo tremila militari, anche se poi i fondi per le forze dell’ordine vengono ridotti. Oppure si vieta la prostituzione per la strada e si multano i fumatori di cannabis e affini.
Ogni tre giorni muore una donna vittima di violenza domestica? Le si rassicura con le “scatole rosa”, anche se le violenze sessuali a Milano nel 2007 sono calate del 16,15% rispetto all’anno precedente. Calate ufficialmente, perché la vera emergenza parla sì di 6 milioni e 743 mila donne comprese tra i 16 e i 70 anni vittime nel corso della loro vita di violenza fisica e sessuale, ma parla soprattutto del 62% di donne maltrattate dal proprio partner o da una persona conosciuta. Parla di tantissime che non denunciano e non si ribellano per pudore o per quieto vivere.
La violenza domestica è una piaga difficile da contrastare. Più facile ideare soluzioni in scatola…rosa.
Giulia Cusumano