Se il Consiglio comunale rinuncia anche alle poche prerogative rimastegli

La questione è ovviamente complessa e affonda le radici nella trasformazione della costituzione materiale del Paese avviata all’inizio degli anni ’90 e non ancora conclusasi.
Nei Comuni, se prima della riforma del 1993 la maggioranza di un Consiglio comunale poteva far cambiare sindaco e giunta da un giorno all’altro, anche con scarsa trasparenza nei confronti degli elettori, dopo si è passati all’estremo opposto. Con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti e che a mezza voce può confermare ogni consigliere comunale.
A Sindaci investiti del potere effettivo e simbolico dato dall’elezione diretta non è stato poi mai corrisposto un bilanciamento adeguato che impedisse lo svuotamento degli organi rappresentativi al quale abbiamo assistito negli ultimi anni. Qualcuno ricorda, a tal proposito, le lettere di dimissioni in bianco fatte firmare dall’ex Sindaco Albertini a coloro che si candidavano a Consigliere comunale nel suo schieramento?
Oggi la situazione non è migliore. Non risulta ci siano lettere di dimissioni in bianco, forse perché non ce n’è bisogno: il Consiglio comunale è di fatto ignorato. Non è una novità che tutte le decisioni importanti vengano prese in Giunta, ma che al Consiglio non vengano sistematicamente fornite risposte quando esso esercita uno delle poche prerogative che gli sono rimaste, quello di porre domande al Sindaco, costituisce un inedito.
Secondo lo Statuto del Comune e il regolamento del Consiglio comunale Sindaco e Giunta sono tenuti a fornire risposte entro termini precisi. Quando ciò non accade il Presidente del Consiglio comunale ha l’obbligo di far trattare il tema dell’interrogazione in aula. Il minimo.
Eppure, anche questo sembra dar fastidio, non solo al Sindaco, ma anche a quei Consiglieri comunali che sembrano non tenere alle poche prerogative che sono rimaste loro.
A Roma disciplinatamente si approvano a raffica conversioni di decreti legge, a Palazzo Marino si rinuncia persino ad ottenere risposte.
Beniamino Piantieri