La Consulta Rom e Sinti contesta le linee guida del Piano Rom predisposto dal Comune

Nonostante non sia rappresentativa di tutte le realtà Rom a Milano, la Consulta è comunque una delle voci principali dei 'nomadi', parlando a nome di molti di coloro che vivono nei sette campi regolari, dove quasi tutti sono cittadini italiani. Ecco dunque i motivi dell'insoddisfazione.
L'altro, e principale, punto contestato è quello delle spese. Uno dei cinque milioni e mezzo che il governo ha concesso a Milano attraverso la convenzione firmata con la prefettura nel marzo scorso servono per la realizzazione e il funzionamento del centro di permanenza temporanea di via Lombroso, che peraltro resterà aperto solo fino ad ottobre 2014. Solo 160.000 euro, invece, sono destinati direttamente all'inserimento lavorativo dei Rom. Le stesse persone che, uscendo dai campi irregolari, dovrebbero essere ospitate temporaneamente proprio nelle strutture come quella di via Lombroso, e da qui iniziare un percorso verso l'autonomia abitativa e lavorativa.
“Siamo sempre stati interlocutori di questa Amministrazione -ha spiegato la portavoce della consulta in attesa dell'incontro con l'assessore Granelli che si terrà ai primi di luglio- e apprezziamo anche il fatto che il Comune in occasione degli sgomberi non abbia separato le famiglie, come invece succedeva con la Giunta precedente, e che voglia finanziare azioni di inserimento sociale. Ma queste modalità rischiano di non funzionare.” Dalla Consulta arriva qualche proposta alternativa, che però non sembra lasciare molte speranze sulle possibilità di arrivare ad una soluzione se sempre la rappresentante della consulta osserva che “La presenza delle baracche nelle grandi città è un problema globale e non può essere risolto ma solo gestito. Siamo certi che trovare lavoro in tre o quattro mesi, mentre si è nei centri temporanei, non potrà funzionare”.
Quanto al lavoro, i Rom chiedono di partire da quello che già fanno diverse famiglie: sostenere innanzitutto l'autogestione dei campi regolari, nell'interesse degli stessi che vi abitano; ma anche valorizzare le cooperative di Rom, con l'affidamento di commesse comunali su verde e servizi, o l'inserimento nei percorsi di lavoro per fasce fragili come già è previsto per Expo. Inoltre, il Comune potrebbe favorire l'acquisto di licenze per la regolare raccolta di metalli, dando così un lavoro a costo zero alle famiglie Rom.
La Consulta propone una prospettiva differente da quella dell'Amministrazione anche sul piano abitativo. È vero che in molti delle giovani generazioni di Rom è maturata l'esigenza di una casa, spiegano, “ma il superamento dei campi non può essere una scelta imposta”. Se invece i Rom individuassero spontaneamente alcuni luoghi nella città dove risiedere in piccoli gruppi, luoghi che potrebbero essere gestiti con accordi tra il Comune e le comunità, e con adeguati servizi igienici, la situazione potrebbe poi essere gestita e gradualmente risolta senza spostare forzatamente dai campi le famiglie.
La pensano diversamente a Palazzo Marino, da dove hanno ribadito: “I centri di emergenza sociale sono necessari per la regolarizzazione. Quello di via Lombroso consentirà di effettuare gli allontanamenti dai campi abusivi, mettere in sicurezza le aree occupate e dare accoglienza temporanea di bassa soglia alle famiglie per l'integrazione”.
Una linea diversa da quella proposta dai diretti interessati, quindi. Resterà da vedere se ai vantaggi sul piano della sicurezza e sulla possibilità di seguire 'da vicino' le famiglie Rom nei centri temporanei corrisponderà anche un'azione efficace sul piano dell'inserimento abitativo e lavorativo.
C. Urbano