Cosa sono gli strumenti finanziari sottoscritti dal Comune che rischiano di affossare il bilancio cittadino?

Anche chi di finanza ci capisce poco o nulla, dopo mesi di titoloni sui giornali ha imparato a familiarizzare con questo vocabolo.
Una parola che a Milano come in altri comuni d’Italia, si teme ormai più della febbre suina.
I derivati sono titoli finanziari che le grandi banche emettono nei confronti di un soggetto -un ente, un’impresa, o in questo caso un comune- che necessita di liquidità immediata.
Il soggetto che sottoscrive il contratto di derivati si impegna a restituire il prestito alla banca secondo i tassi di interesse concordati.
Variabili connesse all’andamento dei mercati che incidono sul tasso di interesse applicato al debito.
In pratica il soggetto ”scommette” contro una banca.
Vince e ottiene rendimenti positivi, se l’economia va bene e quindi il tasso di interesse resta entro un certo livello.
Perde e subisce perdite, se l’economia va male e il tasso supera il livello.
Vincitori e vinti si scoprono nel tempo: solo alla scadenza del contratto derivato (quello del Comune di Milano scadrà nel 2035) si capirà chi dei due soggetti il mercato ha favorito, poiché tutte le proiezioni di oggi sono basate su ipotesi di andamento che variano in continuazione.
Fino a quel momento si possono soltanto fare stime relative a determinati periodi e condizioni economico-temporali. Stime che quasi sempre vedono lievitare i tassi di interesse e “soccombere” i soggetti privati.
L’abilità dei banchieri sta nell’”ingolosire” i clienti vendendo i propri prodotti come strumenti solidi e di facile accesso, eventualmente proponendo loro un’assicurazione con condizioni poco trasparenti. Ovvero, prima ti vendo il derivato come strumento sicuro, poi ti vendo anche l’assicurazione sul derivato…forse qualche campanello d’allarme dovrebbe suonare?
Il buonsenso di un soggetto sta nell’informarsi sulle ricadute che la sottoscrizione di un contratto derivato comporta. Misura che richiede la consulenza di esperti finanziari in grado di prezzare il fair value dei derivati (valore di mercato di quello specifico strumento finanziario in un determinato momento) e soprattutto valutare i rischi connessi all’evoluzione di quel derivato nel tempo.
La stima del valore di un prodotto derivato si ottiene attraverso sofisticati calcoli matematici che mettono in relazione la previsione di possibili scenari futuri di mercato e le conseguenze degli stessi sul valore.
La sottovalutazione della necessità di una consulenza ad hoc in grado di valutare rischi e pericoli dei derivati è il motivo per cui molti imprenditori e amministrazioni comunali si sono ritrovati la “miccia” accesa in mano e milioni di debiti nelle casse.
Il ricorso ad operazioni tanto azzardate d’altra parte è sintomo non solo di imprudenza e dubbia competenza amministrativa, ma anche della difficoltà degli enti locali nel farsi carico delle ingenti spese che il governo di una città, di una provincia o di una regione richiede.
E’ prevedibile che dopo il risvolto mediatico-giudiziario della faccenda, in Italia si sarà quantomeno più cauti nell’avviare contratti di derivati.
Gli enti che fino a ieri se ne avvalevano dovranno ora “ ingegnarsi” per trovare nuove soluzioni per fare cassa.
Tempi di crisi, taglio dell’ici, priorità della ricostruzione in Abruzzo, incognita sulla circolare Tremonti che impedisce agli enti locali di utilizzare i proventi delle vendite degli immobili per gli investimenti (norma che la Corte dei Conti ha ritenuto di fatto illecita ma che il Governo non ha ancora abrogato).
La situazione per gli enti locali è tutt’altro che in discesa.
Milano dovrà rimboccarsi le maniche e l’allarme è già partito.
L’Assessore al Bilancio Giacomo Beretta ha recentemente ammesso la criticità in cui versano i conti pubblici e ha preannunciato tagli di investimenti in settori secondari quali sport, giovani cultura e decentramento.
Intanto la Corte dei Conti ha invitato l’Amministrazione ad adottare interventi correttivi nel bilancio 2009, poiché non tiene conto dei 335 milioni che a fine anno dovrà versare per rimborsare i prestiti obbligazionari (Poc) emessi nel 2004 convertibili in azioni Aem (oggi A2A).
L’Assessore risponde citando come prima fonte di ammortamento quei 169 milioni destinati a suo tempo alla realizzazione del primo lotto della nuova linea MM4 presenti nel bilancio consuntivo 2008. Fondi non utilizzati perché per la nuova linea del metrò i lavori non sono mai cominciati, e per i quali, a questo punto, si dovranno nuovamente reperire le risorse.
E almeno per le opere connesse all’Expo il Comune spera di ottenere una deroga al Patto di stabilità.
Un’Expo come sappiamo sempre più problematica e complessa, caratterizzata in maniera quasi endemica da ritardi, faide, disguidi e rinvii di investimenti.
Giulia Cusumano