La Provincia attende la chiusura dell'asta su Sea, sperando di salvare il bilancio

A metà del periodo di bando, apertosi il 7 dicembre scorso, questo mercoledì si è tenuta una sessione di domande e risposte sulla quotazione aperta alla stampa.
Una speranza alla quale la Provincia si aggrappa per salvare il bilancio del 2012, sul quale pende la minaccia del Patto di stabilità interno. Se Palazzo Isimbardi dovesse chiudere in rosso (di circa 80 milioni di euro) per il prossimo anno sarebbero preclusi investimenti e, ad esempio, la possibilità di effettuare nuove assunzioni.
Dalla vendita del 14,56% delle azioni detenute in Sea la Provincia spera di incassare 160 milioni (4,4 euro per ogni azione), la stessa cifra che era stata prevista per la quotazione in Borsa programmata insieme al Comune di Milano, operazione fallita a inizio dicembre per mancanza di investitori.
Con quest'ultimo tentativo si otterrebbe quindi la stesso risultato che si sarebbe avuto quotandosi a Piazza Affari? Niente affatto. Perché, mentre in Borsa le azioni sarebbero andare ad una pluralità di investitori (quote consistenti erano riservate alle banche e agli stessi lavoratori Sea) l'asta che si chiuderà a fine dicembre lascia campo libero al fondo F2i, già secondo azionista della società aeroportuale col 29,75% delle azioni.
Nel caso di una quotazione a Piazza Affari, per acquisire nuove azioni e superare quindi il 30% della 'torta' complessiva F2i avrebbe dovuto presentare un'offerta pubblica d'acquisto su tutta la società, come dettano le regole del mercato azionario. Stando semplicemente alla finestra, avrebbe invece visto svalutarsi il proprio patrimonio, avendo pagato a fine 2011 il 30% delle azioni ad un prezzo molto più caro, 5 euro ciascuna.
Ora proprio F2i sembra il compratore più probabile, essendo l'unico soggetto che, controllando già quasi un terzo della compagine societaria, potrebbe aver interesse a rilevare un altro pacchetto di azioni tutto sommato esiguo per poter interessare altri investitori. Inoltre, per invogliare gli investitori la Provincia ha preparato un bando che prevede la possibilità di offerte al ribasso, ovvero al di sotto dei 160 milioni previsti. Se decidesse di acquistare, anche ad un prezzo ridotto, F2i, pur svalutando complessivamente il valore delle singole azioni, otterrebbe almeno due vantaggi. Oltre a quello di un acquisto a prezzo di saldo, il risultato di salire al 44% della società, controllando quindi una cosiddetta minoranza di blocco.
In questo caso il Comune, che rimane fermo al 54%, si troverebbe con un socio ancora più scomodo, basti pensare ai colpi bassi delle ultime settimane o all'indagine avviata dalla Procura di Milano dopo la mancata quotazione di inizio dicembre, sollecitata dagli esposti di Sea.
Se questo scenario dovesse concretizzarsi le strade sarebbero due. O, appunto, una coabitazione scomoda, con i due soci che potrebbero voler perseguire strategie diverse sugli aeroporti milanesi. Oppure, una successiva cessione di quote da parte di Palazzo Marino, che quindi perderebbe definitivamente la maggioranza della società, per coprire esigenze finanziarie del Comune.
Per ora, appellandosi all'interesse collettivo per un bene pubblico quale è Sea, i rappresentanti della Provincia hanno detto di non voler cedere ad una forte svalutazione, rispetto alla quale “il male minore al momento è lo sforamento del Patto di stabilità”, come ha precisato Carmen Zizza mercoledì.
Ovviamente, ha precisato Carmen Zizza, un'eventuale offerta di F2i “verrà trattata come tutte le altre”. Ma al momento l'offerta di Gamberale sembra quella più probabile e, in fondo, quasi auspicata da parte della Provincia. Anche perchè a Palazzo Isimbardi si teme che possano non esserci altri compratori.
Claudio Urbano