Il caso dell’elementare Paravia, ceduta dal Comune

A Milano alcune scuole sono caratterizzate da un melting pot estremamente composito e ad alto tasso di alunni stranieri: tra queste c’è, anzi c’era, la scuola elementare «Radice» di via Paravia, a San Siro. Se ne era parlato già all’inizio dello scorso anno scolastico, quando su 96 iscritti si contavano solo tre italiani, in quelle classi dove convivevano 25 nazionalità.
Adesso l’edificio della scuola di via Paravia ospiterà la Scuola consolare egiziana, e anche quella araba sfrattata da via Ventura, zona Lambrate.
Com’è successo? Con la diminuzione delle sezioni si sono creati spazi liberi, così il Comune di Milano lo scorso agosto ha emanato una delibera per “l’assegnazione di immobili di proprietà comunale ad organismi senza fini di lucro”.
Fatto il bando, ha risposto il governo egiziano.
“Tutto regolare. Hanno i requisiti, hanno vinto il bando, andranno in via Paravia” – ha detto l’assessore Mariolina Moioli precisando che “si è scelto proprio lo stabile di via Paravia perché gli egiziani abitano in quella zona. Così offriamo un servizio anche a quelle famiglie, facilitiamo l’accesso”. In barba alla polemica sulle scuole ghetto, insomma, senza neanche consultare il quartiere o i residenti, senza considerare l’ipotesi di “salvare” una scuola pubblica palesemente in difficoltà investendo delle risorse per “riequilibrare la presenza di italiani e stranieri e offrire a tutti i bambini uno spaccato reale della città, senza creare, di fatto, scuole ponte che non aiutano le famiglie e i loro figli ad integrarsi nel tessuto sociale estremamente eterogeneo della nostra città” commenta il consigliere comunale David Gentili.
Quindi la scuola araba conviverà negli stessi locali dell’elementare “Radice”, pur ridotta all’osso e senza neanche un alunno italiano. Ma il ministro Gelmini non aveva previsto “non più del 30 per cento di stranieri nella stessa classe per favorire l'integrazione ed evitare di creare ghetti”? Certo mettere la scuola egiziana nello stesso edificio aumenterà ancor più la concentrazione di alunni stranieri.
Sic voluit il Comune di Milano, lieto del fatto che da tutta questa storia ci guadagnerà pure: gli immobili verranno dati in concessione, nello stato di fatto in cui si trovano, per la durata di sei anni rinnovabili, a un canone annuo di 24.500 euro; in più la scuola egiziana provvederà a sistemare i locali.
Insomma la priorità è non spendere quattrini: per l’integrazione e la coesione sociale c’è sempre tempo. Forse.
Antiniska Pozzi