La Provincia vende ed esce di scena. F2i, sempre più protagonista, mette in difficoltà il Comune

Il valore delle azioni Sea nell'asta conclusasi a fine dicembre era stimato in 160 milioni, ovvero la stessa cifra calcolata per la quotazione in Borsa, con la possibilità, però, di presentare anche offerte al ribasso. A patto di non svendere la società, aveva detto il presidente della Provincia Guido Podestà. Considerata la possibilità di presentare offerte al ribasso, i 147 milioni messi sul piatto da F2i sono un buon affare anche per la Provincia, essendo solamente 13 al di sotto della base d'asta.
Come avevamo scritto due settimane fa, secondo le previsioni il fondo guidato da Vito Gamberale è stato l'unico a presentare un'offerta, raggiungendo quindi una 'minoranza di blocco' all'interno di Sea col 44% delle quote, mentre Palazzo Marino resta il primo azionista col 54%.
Dopo l'uscita di scena della Provincia, proprio il Comune di Milano, che per tutto il 2012 aveva
A frenare il Comune nella possibilità di una valorizzazione delle proprie quote è stata sicuramente la volontà di mantenere il controllo di più del 50% della società, obiettivo politico e forse di buon senso che però si scontra via via con la necessità di ricavare soldi per le casse comunali attraverso la dismissione di pacchetti di azioni sempre più consistenti. Prima ancora che dalla difficile coabitazione con F2i, quindi, anche nel 2013 la gestione di Sea verrà sicuramente influenzata da esigenze di bilancio di Palazzo Marino. Questa volta però, in caso di un'ulteriore vendita il Comune scenderebbe al di sotto della maggioranza delle azioni, consegnando quasi sicuramente il controllo della società ad F2i. Il passaggio della maggioranza della società al fondo di Vito Gamberale, che l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci e il direttore generale del Comune Davide Corritore hanno cercato di evitare durante l'anno che si è appena concluso, sembrerebbe dunque lo scenario più probabile nel prossimo futuro. Anche perché, se volesse vendere ad altri la maggioranza della società, il Comune dovrebbe trovare un acquirente disposto a comprare anche la quota detenuta dal socio di minoranza, in forza dei patti siglati proprio con F2i.
Tra i due soci intanto i rapporti rimangono tesi, tanto che al tentativo di Vito Gamberale di mostrare il volto del dialogo all'indomani dell'acquisto delle quote della Provincia – il manager aveva parlato di “assenso del Comune sull'operazione” e di volontà di collaborare con Palazzo Marino – Pisapia e Corritore hanno subito smentito, richiedendo anzi un chiarimento col socio di minoranza nei prossimi giorni.
In questo quadro, resta in sospeso il ruolo che potrà avere la Regione, soprattutto dopo che le elezioni di febbraio ne definiranno una nuova maggioranza. Avevamo ricordato come fin da settembre alcuni esponenti del Consiglio Comunale avessero prospettato l'ipotesi di una vendita proprio a Regione Lombardia. L'ipotesi, che dopo il fallimento dell'operazione in Borsa era tornata a circolare a Palazzo Marino, avrebbe due punti di forza: individuare un acquirente di peso per Sea e intraprendere la strada di una gestione del sistema aeroportuale che sia quantomeno a scala regionale.
In questi giorni, però, a giocare il ruolo di 'federatore' del sistema aeroportuale non solo della regione ma di tutto il Nord-Ovest è stato proprio F2i. Oltre all'operazione su Sea, infatti, negli ultimi giorni del 2012 il fondo ha perfezionato gli accordi col Comune di Torino e con la famiglia Benetton per acquisire la maggioranza di Sagat, la società che controlla l'aeroporto di Torino e, indirettamente, anche quelli di Bologna e Firenze.
Nell'ottica di una razionalizzazione della gestione del sistema aeroportuale italiano, quindi, il soggetto privato F2i è ora in una posizione molto più vantaggiosa rispetto ai diversi enti pubblici coinvolti. Cosa si deciderà ancora per Sea, lo si vedrà nei prossimi mesi. E forse è proprio a Palazzo Marino che conviene la collaborazione col fondo di Vito Gamberale.
Claudio Urbano