Ancora una volta sforato entro febbraio il limite del PM10 previsto dall'UE

Il 27 febbraio è stato il trentatreesimo giorno di superamento della soglia dei 50 microgrammi per metrocubo di PM10.
Niente di nuovo nell'aria. Come ogni anno il limite viene passato tra la metà e la fine di febbraio. L'unica variabile è costituita dalla situazione meteorologica. Se la stabilità degli strati atmosferici e l'inversione termica perdurano il limite può essere superato addirittura prima della metà di febbraio. Se, invece, le condizioni meteorologiche sono caratterizzate da una maggiore instabilità si può arrivare, come quest'anno, anche ai primissimi giorni di marzo.
Comunque sia un dato allarmante, se ormai l'allarme avesse ancora un senso di fronte a quella che è la patologia cronica dell'aria che si respira su buona parte della Pianura padana. Un area non certo favorita dalla sua orografia e quindi dallo specifico meteorologico che la contraddistingue e che favorisce l'accumulo di sostanze inquinanti, ma proprio per questo quanto mai bisognosa di misure complessive che sappiano aggredire l'inquinamento a partire dall'unica vera strategia possibile: l'abbattimento delle fonti emissive.
Si tratta di una strategia che non può essere perseguita in modo parziale e locale. Le misure assunte coraggiosamente in alcuni territori -un esempio per tutti Area C a Milano- devono essere un traino per strumenti da adottare su ampia scala.
Da una profonda revisione dell'utilizzo del mezzo privato ad un radicale ripensamento della logistica -soprattutto quella del cosiddetto "ultimo miglio"-, da misure di limitazione della circolazione ad una seria politica di investimenti sul trasporto pubblico di medio raggio, sono le uniche vie percorribili per non ritrovarsi ad ogni fine di febbraio a certificare l'ennesimo anno di emergenza smog, incapace ormai persino di fare notizia.