La Cgil Lombardia analizza i dati Inps sull’andamento della cassa integrazione: c’è un timida ripresa, ma in molte realtà la crisi è divenuta strutturale

La cassa in deroga rappresenta, ormai stabilmente, spiega la Cgil, qualcosa come il 22,% del totale, con una significativa inversione di tendenza rispetto al periodo gennaio-agosto del 2010 del meno 44,58%. Totale ore cassa: 147.295.850. Complessivamente la cassa integrazione, nel rapporto tra il 2011 e il 2010, è calata del 33,88%. La cassa ordinaria diminuisce del 51,81%, quella straordinaria del 5,66%, quella in deroga si comprime del 44,58%. I settori dell’artigianato, dell’industria e del commercio sono quelli che più hanno beneficiato del rimbalzo tecnico del Pil.
Il dato fondamentale che emerge dai numeri è che la crisi prolungata sta modificando il numero delle richieste e la loro tipologia, poichè in molte realtà sono avvenute trasformazioni organizzative e si sono ridotti i livelli occupazionali, mentre altre realtà hanno subito la chiusura. La cassa integrazione straordinaria rimane significativamente alta, segnalando che in molte aziende la crisi è divenuta pericolosamente strutturale. La cassa per l’artigianato è pari a -64,18%, per l’industria -31,38% e per il commercio -27,29%. È il settore dell’edilizia (14,65%) a non beneficiare della parziale ripresa.
A livello provinciale si confermano sostanzialmente alcune tendenze storiche. Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (-33,88%) troviamo: Brescia (-24,97%), Lecco (-23,89%), Lodi (-18,69%), Milano (-314,05%), Mantova (-16,20%), Pavia (-23,34%), Sondrio (21,55%). Al di sotto della linea regionale troviamo: Bergamo (-48,38%), Como (-41,43), Cremona (-46,01%), Varese (-40,47%).
Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore di cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Bergamo al 3,64, Brescia al 6,64%, Como al 4,97%, Cremona al 3,05%, Lecco al 6,54%, Lodi al 2,55%, Milano al 2,36%, Mantova al 3,02%, Pavia al 3,10%, Sondrio all’1,82%, Varese al 6,20%. La media regionale si colloca al 3,77%.
I licenziamenti sulla base della legge 223 e 236 (mobilità e disoccupazioni), tra gennaio e luglio 2011 sono 32.7923, mentre per il solo periodo di luglio sono 4.149.
Segnali incoraggianti da un lato e contrastanti dall’altro, dunque: tra la crescita e la riduzione della produzione, delle esportazioni, dei fatturati e dei beni di consumo nei diversi settori. La riduzione di ore di cassa, insieme ad altri indicatori, sempre secondo la Cgil , sono segnali di una timida inversione di tendenza da consolidare e aiutare con adeguate politiche e con interventi innovativi di sistema. I dati positivi riscontrati sulla cassa vanno confrontati con i dati complessivi precedentemente da noi riportati in relazione alla situazione generale del 2010 in Lombardia, inerenti al numero dei lavoratori interessati alla cassa (circa 170.000), alla perdita dei posti di lavoro in due anni (circa 200.000), alla crescita della disoccupazione (dal 3,7 % al 4,9%), alla riduzione del tasso di occupazione (43,8% rispetto al 45,3% del 2008), alla crescita del 13% del numero dei licenziati (55.000). Inoltre, nel 2010 è aumenta la precarietà: il 75% delle assunzioni è avvenuto con un contratto precario, a progetto e a tempo determinato; in particolare sono coinvolti i giovani e le donne, che vedono compromessa la possibilità di progettare il proprio futuro. Un dato di novità è l’aumento del ricorso al part-time per gli uomini come strumento per affrontare la riduzione degli ordinativi.
In Lombardia come sul piano nazionale rimane, pertanto, l’allarme sulla disoccupazione e sulla qualità dell’occupazione. La produzione nazionale segna una ripresa mediamente del 5%, ma si misura con il tonfo nell’abisso del -20% registrato nel 2009. Gli indicatori confermano dei miglioramenti anche per il secondo trimestre 2011 che non rappresentano ancora, purtroppo, solidi segnali di controtendenza rispetto a una crisi che vede aumentare la sua componente strutturale. Molte sono le aziende ancora in una situazione di preoccupante difficoltà e molte imprese faticano a trovare uno sbocco consolidato alla crisi. Una parte di loro sta ricostruendo i mezzi di produzione e innovando i prodotti intercetta una quota della difficile domanda estera, che è tuttavia insufficiente e non compensa la perdita pesante della domanda del mercato interno, al quale si rivolge la grande maggioranza delle imprese lombarde. Inoltre, come richiamato da Unioncamere e Confindustria, ci vorranno anni per risalire dalla profondità della crisi, dalla caduta della produzione industriale e del fatturato, e per poter assistere al rilancio di un’adeguata domanda interna.
Per Giacinto Botti, della Segreteria della CGIL Lombardia, “siamo in presenza di una lieve inversione di tendenza che non permette ancora di arginare la disoccupazione e la precarietà. Il quadro tracciato conferma la cosiddetta “ripresa senza occupazione”, vale a dire la presenza di segnali deboli, minimi, che inducono speranza ma non possono essere ancora utilizzati per sostenere la tesi dell’uscita dal tunnel della crisi.
A. Pozzi