Presentati in Bocconi i dati del censimento dei senza fissa dimora

Mercoledì 17 aprile sono stati presentati i dati di RacContami, il censimento dei senza fissa dimora effettuato circa un mese fa, tra l'11 e il 13 marzo, da università Bocconi, fondazione Rodolfo Debenedetti e Comune di Milano.
Già dal confronto con le rilevazioni precedenti, però, i dati mostrano fenomeni significativi. Innanzitutto non si può fare a meno di notare che, pur se stiamo parlando di una assoluta minoranza della popolazione, il fenomeno dei senza dimora è in crescita. Nell'indagine tra chi dormiva in strada e chi nei dormitori, o in auto e camper, sono state censite 2616 persone, lo 0,21% della popolazione complessiva residente a Milano, mentre nel 2008 ci si era fermati a 1460, che corrispondeva allo 0,12% dei residenti. Numeri comunque più contenuti rispetto a quelli forniti dall'Istat, che aveva parlato di 13.000 senza dimora a Milano (a marzo, però, i senza dimora sono stati contati praticamente uno ad uno in strada e nei dormitori, mentre nel 2011 l'Istat aveva compiuto proiezioni statistiche a partire dagli utenti di diversi servizi di assistenza, comprese pubbliche).
Per operatori e Comune il dato da cui partire è però la percentuale crescente di chi è ospite di strutture d'accoglienza, e non passa quindi la notte all'addiaccio. L'11 marzo, giorno del rilevamento, erano 'solamente' 531 le persone che dormivano all'aperto, il 20% del totale, contro il 26% del 2008. Numeri ai quali l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha voluto aggiungere i dati raccolti direttamente dal Comune, tenendo a sottolineare che, nei giorni più freddi, ancora meno gente è rimasta in strada. “Nelle settimane più fredde, ha sottolineato l'Assessore, abbiamo accolto nei nostri ricoveri fino a 2520 persone ogni notte”, mentre da novembre a fine marzo sono state 3672 le persone complessivamente ospitate, 1625 in più rispetto all'anno scorso, mentre il Centro aiuto della Stazione Centrale ha ricevuto più di 13.000 contatti.
Al di là dei dati puramente numerici, ce ne sono altri che aiutano a capire meglio chi sono le persone finite a dormire in un letto che non è il proprio. Dai primi numeri sono poche le sorprese, se, evidentemente, non può stupire che la metà di chi è diventato un senza dimora negli ultimi anni sia stato costretto dalla perdita del lavoro.
Per fare qualche numero, tra gli homeless gli stranieri sono l'83% in strada e il 76% nei dormitori, tra chi dorme in strada il 91% sono uomini, ed il 74% ha più di 35 anni, con un'età media di 44 anni. Chi dorme per strada è però più vecchio di chi accede ai dormitori, con 49 anni di età media per gli italiani, che sono homeless, in media, già da 5 anni, contro i 2,5 degli stranieri. In media, quindi, gli italiani hanno una permanenza più lunga in questa condizione, segno forse di quanto sia più difficile rialzarsi.
Per i senza dimora è infatti senz'altro più facile rivolgersi ai servizi a carattere meramente assistenziale (mense, dormitori, ecc.), piuttosto che accedere agli altri servizi di politica sociale attiva del Comune (Centri di mediazione lavoro, centro per l'impiego, sportelli anticrisi, ecc.), coi quali hanno avuto contatti solo 2 persone su 3.
Nonostante le condizioni difficili, gli homeless non possono comunque essere etichettati come una fascia di popolazione completamente 'inattiva'. Se solo uno su 10 dichiara di aver lavorato nell'ultimo mese, ben 3 su 4 dicono però di aver cercato lavoro, soprattutto attraverso la propria rete di conoscenze. Un punto da cui partire, considerato che tra tutti quelli passati nel dormitorio comunale di viale Ortles, che conta più di un migliaio di posti, solo una cinquantina hanno iniziato percorsi di reinserimento.
Tutti, tra operatori e istituzioni, sono convinti che una volta imparato come si affronta l'emergenza freddo, la priorità sia quella di riportare ad una vita dignitosa quante più persone possibili. Che, intanto, ci danno una lezione di adattamento: solo uno su tre si considera infelice rispetto al proprio stato. Tra gli altri un terzo considera in modo neutro la propria condizione, mentre l'ultimo terzo vede la vita in modo positivo.
Intanto, il piano di accoglienza del Comune continuerà fino al 30 giugno, con 200 posti garantiti, oltre a quelli di viale Ortles, nelle strutture di via Mambretti, con City Angels e Progetto Arca, e di via Aldini, dove rimane aperto l'ambulatorio per i senzatetto gestito da Medici senza frontiere.
C.Urbano