Uno sguardo alla crisi secondo il Rapporto Acli – Università Cattolica

Ma andiamo per ordine. I risultati dello studio effettuato sulle famiglie fiscali, passate da 84mila nel 2007 a 119mila nel 2010, rivelano come l’inflazione e il caro vita abbiano spazzato via la debole crescita dei redditi, del 2,54%, evidenziando una reale perdita di potere di acquisto di quasi il 3%, pari a 779,2 euro.
Come è facile immaginare, gli effetti della crisi non hanno colpito tutte le categorie allo stesso modo: i più colpiti sono stati i giovani under 30 e i lavoratori dai 30 ai 40 anni, che hanno visto calare il proprio reddito del 6% e del 5,39%. Oltre al calo delle entrate, sui giovani ha pesato molto la precarietà: oltre un giovane su quattro sotto i 29 anni ha avuto più di un contratto di lavoro in un anno, rispetto al dato medio del 15%.
Nello specifico delle categorie professionali, invece, la più penalizzata è stata quella dei dipendenti, con un calo del potere di acquisto del 2,77%. Nonostante tutto hanno retto il colpo i pensionati, che a fine quadriennio perdono in termini reali lo 0,66%. Focalizzandosi sulle differenti tipologie famigliari, Acli ha anche osservato come le famiglie coniugate monoreddito abbiano visto abbassarsi il reddito di quasi il 5%, già molto di più di coniugi bireddito, 3,14%, se non dei vedovi, con lo 0,89%. Considerando anche il genere, com’è intuibile i più penalizzati sono i maschi divorziati che in 4 anni hanno dovuto far fronte ad un calo di reddito medio dell’8,38%. La separazione, infatti, assieme ad ogni altro tipo di imprevisto o emergenza anche banale “trova le famiglie impreparate e disarmate perchè già arrancano per sopravvivere alla crisi”. E questo è ciò che preoccupa maggiormente anche Gianni Bottalico, presidente dell’Acli provinciale: “cresce la fragilità che porta al rischio di povertà” ha dichiarato. “Bisogna rafforzare i servizi e pensare ad un nuovo modello di welfare che aiuti questo cedo medio - ha suggerito - sono loro la spina dorsale del paese, e va aiutata e protetta questa classe che ci puo' portare fuori dalla crisi”.
Ricapitolando, sono impiegati, bancari, professori, pensionati, padri di famiglia, single e divorziati, cioè il “fu” ceto medio. Per chi volesse approfondire, rimandiamo al volume “Il ceto medio: la nuova questione politica e sociale”, realizzato dalle Acli in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica.