Il Comune di Milano rattoppa i buchi dello Stato per salvare il tempo pieno alla scuola elementare milanese. Fino a quando?

Per questo il Comune ha deciso di rimediare in qualche modo a quella che è una conseguenza dei tagli ai fondi statali ma anche il frutto di una politica che intenzionalmente non valorizza la scuola pubblica e intende spingere sempre più le famiglie verso la soluzione del privato.
In concreto, Palazzo Marino e la Direzione scolastica provinciale stanno lavorando ad un protocollo sperimentale che prevede l’arrivo di educatori di cooperative a vigilare sui bambini durante l’orario di mensa.
Qualche dato: in tre anni di riforma Gelmini sono scomparsi dalle classi 1.200 maestri in totale, e solo nel 2011 sono “scomparsi” 455 maestri delle primarie di Milano e provincia. Per garantire il tempo pieno ci vorrebbero oltre 300 docenti in più, secondo la Cisl. Ma il refrain è sempre lo stesso: lo Stato taglia, e i Comuni non riescono a sostenere la spesa. Senza contare che, oltre all’enorme disagio del tempo pieno non garantito, ne fanno le spese tutta una serie di attività collaterali alla didattica: laboratori, gite, sostegni per gli alumni in difficoltà, etc. Ne fanno le spese le famiglie, ma soprattutto i bambini. Ma bisogna rinfrancarsi, proprio in queste ore il Ministro Gelmini ha dichiarato che “i tagli lineari che verranno applicati a tutti i ministeri per effetto della manovra finanziaria non incideranno sul funzionamento della scuola”. Sarà forse che è difficile mettere a repentaglio il funzionamento di qualcosa che già non funziona. Il Comune potrà anche mettere toppe, ma questo, decisamente, non è un paese per studenti.
A.Pozzi