L'allarme del Cadmi di Milano: sempre meno fondi pubblici, e la messa in discussione di un sistema che solo nel 2015 ha accolto e aiutato oltre 500 donne
"I centri antiviolenza stanno facendo lo stesso percorso delle donne maltrattate, che hanno messo in atto una rivoluzione positiva, scegliendo di ribellarsi nonostante i rischi che questo comporta" racconta Marisa Guarneri, fondatrice nel 1986 della Casa delle donne maltrattate di Milano (CADMI). E continua: "Lo Stato italiano, invece che affiancarsi ai percorsi di libertà delle donne mette in atto provvedimenti che non sono adeguati". Il riferimento è all'iniziativa recentemente presentata dal Ministro dell'Interno Angelino Alfano, dal titolo “Questo non è amore!", che ha come finalità la creazione di un contatto diretto tra le donne e una équipe di operatori specializzati, ospitati all’interno di un camper. "Questo intervento che rischia di deviare attenzione e risorse con iniziative pubblicitarie e inefficaci, appare ingenuo e fa sembrare l’Italia ferma all’anno zero su questi temi" dicono dal Cadmi. "I femminicidi continuano ad essere perpetrati e si sono anche trasformati in stragi (vedi lo scoppio di una palazzina a Milano in via Brioschi con tre morti), ma ai centri anti violenza arrivano sempre meno fondi pubblici e alcuni sono a rischio chiusura. I fondi stanziati per legge vengono destinati a ricerche, studi, analisi che non portano alcun risultato diretto alle donne che subiscono violenza dagli uomini". |