Un libro uscito da pochi giorni racconta la Milano del cemento e delle mazzette dal boom fino ad Expo

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Un libro uscito da pochi giorni racconta la Milano del cemento e delle mazzette dal boom fino ad Expo ![]() Ci sono uscite editoriali che si impongono come letture obbligatorie per fortunate -si fa per dire- coincidenze, o più probabilmente perché riescono a prevedere e a contestualizzare in un'analisi di lungo periodo quello che purtroppo è spesso l'inevitabile, preannunciato da coloro che -solo prima- vengono additati ed ignorati come Cassandre. l libro di Giuseppe Gennari, gip del Tribunale di Milano, racconta quanto è ramificata l'infiltrazione della 'ndrangheta al nord ![]() Sono state necessarie le maxioperazioni di polizia e poi le sentenze della magistratura per risvegliare il nord dal torpore e riportarlo alla realtà di una presenza ormai capillare della criminalità organizzata nel proprio tessuto sociale e produttivo. Sino poco più di un paio d'anni fa non solo i cittadini più distratti, ma anche molti politici e addirittura qualche alto rappresentate delle istituzioni locali a sentir parlare della penetrazione della 'ndrangheta al nord guardavano l'interlocutore con un misto di disappunto e riprovazione. Come a sottolineare che certe cose "qui al nord, figurarsi", come a ribadire che mafia e affini sono fenomeni che possono attecchire e prosperare solo sotto quella che Sciascia definiva la "linea della palma". E' noto però che Milano, e non solo negli ultimi anni, sebbene continui ad essere inospitale per quella pianta, è ben al di sotto di quella linea. Ovvero come sopravvivere sulle due ruote anche a Milano ![]() Città e biciclette: un binomio poco armonico, a meno che le città non siano situate in Nord Europa. Ancora meno armonico se la città è Milano, piena di ciclisti, cicloamatori e bike users ma messa malissimo quanto a piste ciclabili, cultura della mobilità alternativa e numero di incidenti a sfavore delle due ruote. Eppure le cose devono e possono cambiare: la bicicletta resta una delle risorse più preziose per trasformare le città e ridurre l’inquinamento, e di conseguenza per migliorare la salute dei cittadini, quegli stessi che vorrebbero andare in bici a scuola o al lavoro, e non solo la domenica al parco. Per loro e per tutti arriva il “Manuale di resistenza del ciclista urbano” di Luca Conti, un libro divertente che, con uno stile asciutto e una buona dose di ironia, spiega agli aspiranti ciclisti urbani come sopravvivere in una città metropolitana o comunque abbastanza trafficata, partendo dalla sua personale esperienza. Il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi raccoglie le confessioni inedite di un pentito che restituiscono un quadro inquietante della penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia ![]() Lo scaffale che ormai può essere dedicato ai titoli che approfondiscono la penetrazione sempre più profonda della 'ndrangheta in Lombardia si arricchisce di un altro volume, per certi versi ancor più inquietante dei precedenti (come quelli di Ciconte e di Carlucci e Caruso che abbiamo recensito su queste pagine) che tracciavano uno scenario già drammatico. “Metastasi” (edito da Chiarelettere ed uscito da pochi giorni nelle librerie) scritto da Gianluigi Nuzzi, con la collaborazione di Claudio Antonelli, non fa il punto sulla situazione attuale della presenza ‘ndranghetista in Lombardia alla luce delle ultime inchieste, ma fornisce elementi nuovi, del tutto inediti e che sono attualmente al vaglio della magistratura. La prima copia di “Metastasi” è stata infatti consegnata al Procuratore capo della DDA di Roma e i nomi di alcuni personaggi descritti nel libro sono stati celati da sigle poiché possibili indagati. Nuzzi, infatti, ha raccolto le dichiarazioni, mai rese prima d’ora a nessun pubblico ministero, di Giuseppe Di Bella, uno dei pochissimi pentiti di ‘ndrangheta che con le proprie testimonianze ha fatto arrestare il boss Franco Coco Trovato. Il nuovo saggio di Enzo Ciconte racconta come il nord –Lombardia in testa- sia divenuto il terreno prediletto delle ‘ndrine ![]() Arrivato sugli scaffali delle librerie da pochi giorni, “’Ndrangheta padana” di Enzo Ciconte (edizioni Rubettino) costituisce una lettura indispensabile per sgombrare il campo dalle polemiche suscitate dalle parole di Roberto Saviano di fronte ai quasi dieci milioni di telespettatori della trasmissione “Vieni via con me”. L’autore di “Gomorra” si è limitato a ripercorrere quanto emerso dalle più recenti indagini svolte dalla magistratura milanese e confermate dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. Enzo Ciconte è il massimo studioso della criminalità organizzata calabrese, ha scritto il primo libro mai pubblicato sulla ‘ndrangheta ed è stato a lungo consulente della Commissione parlamentare antimafia. Nel suo ultimo libro rivolge lo sguardo a quello che ormai è lo scenario d’azione prediletto dalle ‘ndrine: il nord Italia e soprattutto la Lombardia. Ciconte parte dall’ultima inchiesta della magistratura milanese che a luglio di quest’anno ha portato in carcere oltre trecento esponenti della criminalità organizzata calabrese e che ha messo in luce in modo inequivocabile quanto la ‘ndrangheta sia radicata in Lombardia. Un libro traccia la mappa della penetrazione della ‘ndrine in Lombadia, ormai quasi più importante della Calabria per quella che è considerata l’associazione criminale più potente e pericolosa ![]() La presenza della ‘ndrangheta a Milano non è una novità. L’insediamento della criminalità organizzata, nella fattispecie quella calabrese, nel capoluogo e nell’hinterland è radicato da decenni. Negli ultimi vent’anni è divenuta la forza criminale egemone in Lombardia, capace di dettare le regole alle altre associazioni criminali –mafia e camorra comprese– e di penetrare nel tessuto sociale ed economico attraverso una strategia, come la definiscono gli investigatori, di “inabissamento e mimetismo”. Dopo le indagini dei primi anni ’90 e le confessioni di un boss del calibro di Francesco Morabito, la ‘ndrangheta a Milano e in Lombardia piuttosto che arretrare ha reso la propria presenza più capillare diversificando le attività, mescolando le operazioni criminali classiche del traffico di droga, dell’estorsione e dell’usura agli investimenti in settori imprenditoriali quali l’edilizia, il commercio, la finanza. La città come una tavola imbandita per gli interessi privati e la politica a far da maggiordomo nel libro “La peste di Milano” ![]() Qual è la malattia di Milano? Qual è il malessere profondo di una città che non sa più pensare il proprio futuro in termini di comunità animata da una prospettiva e che invece sembra capace solo di sprecare le grandi occasioni che le si presentano, come l’Expo? È questa la domanda che percorre sottotraccia il bel libro di Marco Alfieri “La peste di Milano” da poche settimane in libreria per i tipi di Feltrinelli. Alfieri, cronista de Il sole 24Ore che segue lo scenario milanese con particolare attenzione alle grandi partite economiche e al rapporto di queste con i poteri e la politica, nelle 170 pagine de “La peste di Milano” traccia una diagnosi puntuale ed impietosa di una città malata, spogliatasi del suo grande passato e non ancora entrata nel futuro. In uscita il nuovo libro sulle organizzazioni criminali scritto da Elio Veltri e Antonio Laudati ![]() E’ la prima azienda italiana per fatturato e utile netto. Nel 2003 contabilizzava 85 miliardi, il 7% del prodotto interno lordo italiano, i 2/3 del debito pubblico. Oggi il giro d’affari si attesta attorno ai 175 miliardi e 620 milioni per il solo mercato nazionale. Una multinazionale del crimine con un fatturato annuo di gran lunga superiore a quello dell’ENI, oltre il triplo di quello della FIAT. E’ gestita da manager, dirigenti, consulenti. Ci lavorano un milione e ottocentomila persone in tutta Italia. Un cittadino su 10 risiede al sud. E’ la Mafia Spa, multinazionale del crimine che accumula potere e denaro soprattutto con la droga, ma anche con la prostituzione, l’usura, le estorsioni, il gioco d’azzardo, gli appalti, il contrabbando, l’ immigrazione clandestina e il traffico di rifiuti. Ne parlano approfonditamente Elio Veltri e Antonio Laudati nel nuovo libro edito da Longanesi Mafia Pulita. Un romanzo per i morti di amianto ![]() E’ uno di quegli argomenti di cui non si parla mai abbastanza: ci sono stati spettacoli teatrali, documentari e trasmissioni televisive, ma il tema è più attuale che mai e lo dimostra spesso la cronaca. Solo a Milano è sparso ovunque, nei tetti delle case o nelle tubature delle scuole, e continua a fare i suoi morti, perché l’amianto in Italia è fuori legge solo dal 1992 e gli effetti dell’averlo respirato si vedono solo dopo un po’. Adesso arriva in libreria anche un romanzo che racconta dell’amianto, e delle vite di alcuni che con questo veleno di cui non si sapevano gli effetti sono stati a lungo in contatto. S’intitola Vite spericolate, ed esce il prossimo 13 maggio in libreria, nella collana VerdeNero noir di EdizioniAmbiente. L’autore è Patrick Fogli, già noto come uno dei migliori autori thriller italiani. Un ciclo di 3 incontri sulla Milano giallanoir con tutti gli autori ![]() Proprio nell’ultimo notiziario ci si interrogava sulle cause dello straordinario sviluppo della letteratura milanese gialla/noir e sul perché Milano sia sempre più musa e ispiratrice di certa narrativa. Ed ecco che, quasi come per magia, parte un ciclo di incontri proprio su questo tema, che verrà analizzato e sviscerato dagli autori stessi (moltissimi dei quali citati nell’articolo precedente), per la gioia di tutti gli appassionati del genere e non solo, molti dei quali erano soliti incontrarsi in uno dei luoghi più preziosi per lo scambio di idee a riguardo, e cioè la Libreria del Giallo che purtroppo ha chiuso i battenti poco meno di un mese fa. Sono i Lunedì di Maggio (4, 11, 18 maggio, alle ore 21), una manifestazione organizzata dal Circolo Culturale Italo Calvino e coordinata da Francesco Gallone Sempre più ambientazione per il genere “giallonoir”: la narrativa di genere riscopre Milano e diviene lo specchio di una città spaventata ![]() Per intendere la città, per cogliere al disotto della sua tesa tetraggine il vecchio cuore di cui molti favoleggiano, occorreva fare la vita grigia dei suoi grigi abitatori, essere come loro, soffrire come loro. Far vita di quartiere”Luciano Bianciardi, La vita agra Milano ultima fermata è forse l’ultimo neonato dei libri nati, nutriti, ambientati, ispirati, intitolati e in qualche modo legati alla città, che negli ultimi mesi sembrano moltiplicarsi. C’è da chiedersi perché, anche se non si tratta di una novità: Milano è storicamente, protagonista o no, presente in molta letteratura contemporanea, da Gadda (La meccanica) a Vittorini (Uomini e no), da Buzzati (Un amore) a Bianciardi (La vita agra). Intervista a Paolo Berizzi, autore dell’inchiesta sulla galassia del nuovo estremismo nero ![]() Neonazisti, skinhead, teste matte, o come piace definirsi a loro “fascisti del terzo millennio”. Si ritrovano nei circoli, nelle piazze, ai concerti, nelle scuole, nelle università, nelle curve degli stadi. I giovani della destra estremista in Italia sono 150 mila. Hanno meno di 30 anni, studiano o lavorano come operai, autisti, magazzinieri. Ne ha incontrati diversi Paolo Berizzi, giornalista di “Repubblica” già autore di “Morte a tre euro” che ha da poco pubblicato “Bande nere- come vivono, chi sono, chi protegge i nazifascisti”. Un libro di cronaca, di storie e di testimonianze vive. Un libro, spiega Berizzi, in cui la sospensione del giudizio consente una descrizione vivida e non dogmatica della “galassia nera”. Un noir per raccontare il volto oscuro della città ![]() Di solito si comincia dal titolo per leggere un libro, ma non per recensirlo. Questa volta però il titolo ha un senso particolare, difficilmente comprensibile a chi non conosca la lingua cinese: quindi sveliamo il mistero. Acqua e sabbia sono i due ideogrammi che in cinese compongono la parola “cemento”. E’ questa è una prima indicazione sulle atmosfere che si trovano nel libro e sulla città che ne emerge. Milano come luogo in cui è facile perdersi, la Milano degli immigrati, la Milano della speculazione edilizia: “nel libro emerge la mia visione personale della città e questa confluisce nelle sottotrame e nella denuncia di qualcosa che in questa città non funziona” dice l’autore, il giovane esordiente milanese Matteo Di Giulio. Con particolare predilezione per alcune zone, Giambellino, Lorenteggio, Bande Nere. Così, mentre il protagonista, Gianluca Fedeli, indaga nel cuore oscuro della Milano in pieno fermento edilizio sull’assassinio di un impiegato ucciso nel palazzo della madre, si riflette su una città sempre più multietnica e multistrato in cui si acuisce il distacco tra i nuovi poveri e i soliti ricchi, una Milano palazzinara che di una grande metropoli ha solo le contraddizioni. Esce Ladro di Sogni di Sergio Paoli: storia noir di una Milano marginale ![]() E’ noto che Milano ha sempre avuto un posto d’onore nella letteratura gialla/noir: sarà che è una città in continua trasformazione e piena di contraddizioni, ma certo, a prescindere dalle cause, l’effetto è che molti dei suoi abitanti diventano anche suoi narratori, riuscendo a raccontarla in un modo diverso da quello della cronaca, con un pizzico di umanità in più e un’attenzione per il dettaglio che non è morbosa ma funzionale alla risoluzione della storia. L’ultimo libro (in ordine di tempo) che nasce dalla città e di essa si nutre è Ladro di sogni di Sergio Paoli, ambientato in una periferia milanese grigia e disperata popolata di personaggi marginali, tanto simili a quelli che incontriamo tutti i giorni, e di potenti arroganti che hanno una visione molto parziale della realtà. L’inchiesta sul caporalato e lavoro nero nel settore edile nel libro di Paolo Berizzi ![]() Schiavi e caporali, sfruttati e sfruttatori, uomini in vendita a pochi euro, lavoro nero, anzi nerissimo: accade oggi, in tutta Italia, in Lombardia, e nella civilissima Milano. Per costruire case e palazzi servono braccia, possibilmente a poco prezzo, e che non creino problemi: si va in piazzale Lotto o su altre piazze cittadine, e ci si vende a un caporale. E poi via a lavorare, nei cantieri e sui ponteggi, senza attrezzature adeguate, caschi di protezione o un’assicurazione in caso di infortunio. Un libro –provocatorio quanto documentato- analizza la deriva securitaria dell’occidente ![]() l sociologo francese Loic Wacquant dedica da un decennio la propria attenzione al rapporto tra la dismissione del welfare state, la crescita della povertà nei contesti urbani dell’occidente e l’ossessione securitaria che prima negli USA e poi in Europa è dilagata a partire dagli anni ’80. Già nei precedenti “Parola d’ordine: tolleranza zero” edito per i tipi della Feltrinelli nel 2000, e “Simbiosi mortale. Neoliberismo e politica penale” pubblicato da Ombre Corte nel 2002, Wacquant metteva a fuoco il nesso sempre più evidente tra smantellamento delle politiche pubbliche in favore della privatizzazione delle relazioni sociali nei confronti delle quali lo Stato assumeva solo la funzione di controllore in relazione alla sicurezza. |
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