Un passo avanti per la moschea, ma la questione rischia di diventare un argomento elettorale in vista delle elezioni regionali che si terranno tra cinque mesi

E’ stato il Ministro Maroni a “sdognare” l’argomento “moschee” tra i suoi. Tra le fila del Carroccio la questione ha sempre rappresentato un tabù: contro la devozione ad Allah valeva il “credo” leghista “se vogliono pregare se ne stiano a casa loro”.
Oggi l’aria è cambiata, ma non per tutti. Se il Ministro Maroni ha invitato l’Amministrazione comunale ad individuare nuove regole per la costruzione di moschee a Milano, il capogruppo leghista, Salvini, a Palazzo Marino non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia.
Delle due l’una: o il Ministro non è riuscito a raggiungere telefonicamente Salvini per avvisarlo che la “convinzione di tutta la Lega” è repentinamente cambiata, o Salvini sta giocandosi la carta “moscheicida” per caricare i suoi compagni di partito in vista della marcia verso le Regionali.
E proprio la questione “moschee” rischia di diventare uno dei terreni più scivolosi sui cui si giocherà la partita.
Nonostante la dichiarata disponibilità del Pdl a permettere l’edificazione di luoghi di culto in città, è presumibile che anche all’interno del partito di maggioranza vi siano posizioni contrastanti.
Imporre nell’agenda politica l’individuazione di aree idonee ad ospitare i fedeli islamici proprio alla vigilia delle elezioni costituirebbe un pericolo evidente a livello di consenso.
Se è vero che alle Europee di giugno la Lega in Lombardia ha raggiunto il 22,7%di voti, è anche immaginabile che la percentuale di cittadini contrari alla nascita di luoghi di fede islamica vicino casa propria raggiunga livelli consistentemente più elevati. Perché alla fine vale sempre il principio del “not in my backyard”, non nel mio giardino.
Anche qualora dal Governo arrivasse in tempi brevi una legge per la regolamentazione delle moschee, la palla avvelenata passerebbe poi nelle mani dell’amministrazione: spetterebbe al Comune individuare i “verdi giardini milanesi” da andare a “intaccare”.
Difficile che i “mastini” del Pdl siano disposti a devolvere i propri voti a favore della “causa islamica”.
Più facile che la questione venga nuovamente ricollocata nell’agenda. Ai post-regionali l’ardua sentenza.
Giulia Cusumano