Tra imposte che crescono ed entrate straordinarie che mancano, i conti di Palazzo Marino faticano a quadrare

Il ragionamento politico è presto detto. Per il 2013 la spesa del Comune per i servizi è stata di 1768 milioni, al netto del trasporto pubblico. Una cifra inferiore rispetto a tutti gli anni precedenti: il trend di Palazzo Marino è infatti salito costantemente dai 1705 milioni del 2006 ai 1883 del 2012. Per il 2013 le spese ipotizzate a inizio anno arrivavano a quasi due miliardi, ridotte poi di circa 200 milioni con le sforbiciate ai conti dei vari assessorati da aprile ad oggi.
Cifre che hanno lasciato spazio alle osservazioni dell'opposizione, che parla di una mancata spending review. Anche la pressione fiscale è in crescita: i cittadini dovrebbero pagare quest'anno tra Imu (con quella sulla prima casa coperta dal governo), Irpef, Tares e imposte 'commerciali' 1331 milioni, contro i 1285 dell'anno scorso. E per i prossimi anni a Palazzo Marino si prevede che il gettito dovrebbe salire ancora. Addirittura, protesta il consigliere Pdl Fabrizio De Pasquale, in totale i milanesi pagano oltre 700 milioni in più tra tasse e tributi rispetto a quattro anni fa.
Manca l'ultima parte del ragionamento, quella a cui l'Assessore affida ancora il senso politico del suo discorso. Tra conguaglio del contratto calore (in pratica la spesa per la bolletta di tutti gli edifici comunali), nuova applicazione dei principi contabili imposti dalle leggi nazionali, aumento del contratto di Amsa e altre uscite straordinarie Palazzo Marino ha dovuto sopportare spese ulteriori per circa 76 milioni.
E non è finita. Il costo del trasporto pubblico, tra contratto con Atm e apertura della metrò Lilla, è salito di 93 milioni, il 13% in più rispetto allo scorso anno. Insomma, il totale delle uscite extra rispetto al 2012 è almeno di 169 milioni. E se nel capitolo delle spese correnti si è potuta scrivere una cifra intorno ai 2,5 miliardi, 'solo' 100 milioni in più rispetto all'anno scorso, vuol dire che il risparmio è stato di 70 milioni, è la certezza espressa da Francesca Balzani.
Sul lungo periodo, sono poi i conti dell'Assessore, dal 2009 ad oggi sono mancati a Milano più di 1,2 miliardi, sommando 270 milioni di trasferimenti in meno da Stato e Regione e più di 900 milioni di entrate straordinarie (oneri di urbanizzazione, dividendi, vendita di patrimonio) che prima andavano a coprire i buchi di bilancio e che ora, come ha imposto la legge finanziaria del 2012, non possono più essere utilizzati per 'salvare' i bilanci degli enti locali. “Una norma secondo me positiva, perché costringe a costruire bilanci in pareggio strutturale”, ha osservato sempre la Balzani, che ha dovuto però comunque chiedere ad Atm 55 milioni di dividendi per far quadrare il bilancio comunale di quest'anno, con le imposte già al massimo.
In vista della discussione in Consiglio, si riparte ora da un'Imu sulla prima casa alzata allo 0,57% (in attesa che il governo ne indichi la totale copertura) e da scaglioni dell'addizionale Irpef che vanno dallo 0,77% per i redditi tra 15 e 28.000 euro allo 0,8% per quelli superiori ai 75.000. A ognuno i suoi conti. La constatazione dell'assessore Balzani è che, però, i margini di manovra in aula siano ridotti all'osso. Resta un'ultima possibilità. Con la “gestione provvisoria” del bilancio decisa sempre dalla Balzani, i diversi settori comunali hanno speso, a metà settembre, solo il 58% delle risorse messe in preventivo a inizio anno. Se ci saranno ulteriori risparmi, da tradurre in sgravi per i cittadini, lo si saprà però solamente alla fine del 2013.
C.Urbano