Dopo i tanti rinvii parte finalmente il bike sharing, ma le piste ciclabili sono ancora un miraggio

Alla fine, però, il Bike Sharing, battezzato e benedetto dalla pedalata del Sindaco in persona, è finalmente partito.
65 stazioni già operative, 800 biciclette a regime, oltre 700 abbonamenti annuali attivati alla vigilia dell’inaugurazione. Sembra tutto oro quel che luccica, sotto il sole freddo di una Milano quasi natalizia.
Una Milano sostenibile e perfetta per la bicicletta, da oggi vero e proprio mezzo di trasporto pubblico a disposizione di tutti i suoi cittadini.
Proprio come già avviene a Madrid, prevede Croci, tra qualche tempo il connubio mezzi pubblici-bicicletta diventerà pratica quotidiana per i tanti city user che popolano Milano.
Aldilà del sempre facile entusiasmo ed immancabile ottimismo per il traguardo faticosamente raggiunto dall’Amministrazione, i primi dubbi sull’effettiva funzionalità del servizio cominciano a farsi strada.
Già dal primo giorno infatti emergono i punti deboli di un servizio di trasporto cittadino dedicato unicamente a chi gira in centro città.
“Corsa alla bici”
Dal momento in cui l’abbonato digita codice e password sulla tastiera della colonna di servizio (sempre che non risulti “temporaneamente fuori servizio” come verificatosi già dalle prime ore del primo giorno in diverse stazioni) ha tempo 30 secondi per raggiungere e prelevare la bici, pena il blocco della stessa. Gli utenti meno dotati di agilità e riflessi comincino ad allenarsi; per non dover ripetere da capo tutta la procedura dovranno abituarsi alla “corsa alla bici”.
“Corsa alla rastrelliera libera”
I futuri utilizzatori del binomio metropolitana-bicicletta ricordino invece che, qualora la rastrelliera di destinazione risultasse interamente occupata, dovranno pedalare entro un quarto d’ora verso un’altra stazione, pena lo scatto di tariffa. L’ interscambio bici/M3 in Duomo, o bici/treno a Cadorna, ad esempio, potrebbero non essere poi così garantiti.
Perso un treno, se ne piglia un altro.
“Portoghesi” in bicicletta
L’abbonamento al servizio è riservato ai titolari di carta di credito, Master card o Visa. Non è quindi, di fatto, rivolto a tutti, ma esclude alcune categorie, ad esempio i minorenni. Poco male; basta che di abbonamento in famiglia ce ne sia uno. L’iscrizione infatti è nominale ma, conferma paradossalmente Croci, non c’è problema se l’effettivo utilizzatore del servizio è un familiare o un amico. Di controlli non ce ne saranno. Ora i “portoghesi” andranno pure in bicicletta.
Sì, pedalare. Ma solo in centro
In centro diventerà sempre più comodo muoversi; fuori dalla Cerchia la situazione rimarrà inalterata.
Le 350 stazioni che di qui ad un anno spunteranno in città saranno tutte concentrate all’interno della Cerchia dei Bastioni. La concorrenza si farà dunque non tanto all’auto, il cui utilizzo è già scoraggiato dall’ecopass, quanto al mezzo pubblico, che in centro già garantisce un servizio quantitativamente adeguato.
Anche l’interruzione del servizio alle 23, addirittura antecedente a quella dei mezzi tradizionali, va nella direzione opposta agli obiettivi preposti.
Nell’ottica di un servizio pubblico, l’incremento dell’offerta di mezzi non dovrebbe sovrapporsi bensì integrarsi a quelli già operativamente efficienti.
Fatti i coperchi, fare le pentole
Infine il vero tallone d’Achille: la carenza patologica di piste ciclabili per le vie cittadine. Se sarà facile vedere le bici gialle sfrecciare tra Corso Vittorio Emanuele e via Dante, più improbabile sarà vedere intrepidi ciclisti dribblare affannosamente auto e scooter tra San Babila e Porta Venezia.
Intanto basterebbero delle corsie disegnate ai lati delle strade, suggerisce qualcuno.
Intanto accontentiamoci delle bici, risponderebbe l’Assessore Croci.
In attesa delle pentole, ci faremo bastare i coperchi.