Qualche riflessione sulla passerella ciclopedonale tra le vie Varsavia e Sulmona: si sale dalla rampa ma si può scendere solo in ascensore

La passerella rientra, come è possibile vedere dalla scheda di MM (Metropolitana Milanese) che ha eseguito i lavori, nel lotto 4, e avrebbe lo scopo di collegare la via Toffetti al parco Alessandrini.
Il punto dolente è relativo alla parte che dà su via Varsavia: infatti, se dal lato di via Sulmona l’accesso alla passerella è agevole sia a piedi che in bici in quanto è presente una rampa di scivolo per accedere al ponte che scavalca la ferrovia, sul lato di via Varsavia lo scivolo non c’è. Vi sono soltanto una rampa di scale, chiaramente non praticabile né dai ciclisti né dalle carrozzelle dei disabili né dai passeggini per bimbi, e un ascensore, che ad oggi non è ancora stato aperto (vedi fotogallery).
La buona notizia, se ce n’è una, è che lo sarà a breve, a metà novembre: la ragione del ritardo, dicono dall’assessorato ai Trasporti Pubblici, sono i collegamenti che A2A sta effettuando per connettere il sistema di videosorveglianza (presente sia lungo la passerella che in ascensore) con la centrale dei Vigili in piazza Beccaria.
Viene da chiedersi quale sia il senso di inaugurare a inizio agosto una passerella ciclabile utilizzabile solo con ascensore sapendo che l’ascensore non sarà pronto fino a novembre.
Ma soprattutto viene da chiedersi quale sia il senso di costruire una passerella così impattante sul paesaggio e così costosa seguendo un progetto monco: anche ammesso che l’ascensore sul lato di via Varsavia funzioni sempre perfettamente e non si rompa mai (cosa peraltro difficile, a giudicare da quanto spesso sono fuori uso molti altri ascensori di quel tipo, sia in passerelle analoghe sia in metropolitana), comunque una struttura che da uno dei due lati non contempli uno scivolo non favorisce la viabilità ciclistica, poichè impone uno stop alla velocità di corsa e attese nel caso che ci siano più biciclette in attesa di scendere (o salire).
Forse si potevano valutare delle soluzioni alternative, come destinare a pista ciclabile una parte della carreggiata realizzata come sottopasso della ferrovia, tramite ad esempio il posizionamento di cordoli e segnaletica, tanto più che ad oggi moltissime biciclette passano da lì, a loro rischio e pericolo. Sarebbe stato senz’altro meno costoso e avrebbe richiesto una tempistica più breve.
Del resto, “è un progetto le cui responsabilità vanno imputate alla precedente amministrazione”, dicono dall’assessorato competente.
Chissà se qualcuno avrà mai voglia di metterci una pezza, realizzando la rampa mancante: lo spazio ci sarebbe, ed è più o meno quell’area su via Sacile che “ospitava” un campo rom abusivo, smantellato lo scorso aprile. Ad oggi l’area è cintata e sembra abbandonata.
In attesa che l’ascensore venga attivato, si può solo mettersi la bici in spalla e scendere dalla scala metallica. Quando sarà attivo, non resta che sperare che funzioni sempre.
A.Pozzi