Sembra che molti politici milanesi sognassero di arrivare Montecitorio, ma la crisi finanziaria non porta alle elezioni

Da più parti a fronte di un governo agli sgoccioli e ad un premier ostinato a farsi da parte –chissà quanto definitivamente– solo con la prospettiva di elezioni anticipate, qualcuno iniziava a pregustare uno sbarco a Montecitorio. Sentimento bipartisan e intergenerazionale, diffuso e accolto da più di un organo di stampa con tanto di elenchi di “nominabili”; la legge elettorale vigente, il famigerato “porcellum”, questo prevede piuttosto che eleggibili.
Dopo aver visto da vicino il fondo del baratro, per evitare il disastro arrivava il sì al governo di salvezza nazionale da tutti, tranne gli ultimi “giapponesi” e coloro che –nell’opposizione come nell’ex maggioranza– sperano di guadagnare consensi stando fuori dalle larghe intese.
Intanto a Milano coloro che non avevano fatto i conti con lo spread, con la crisi, con gli effetti di una costruzione europea zoppa e soprattutto con il voto del mercato dovranno aspettare le elezioni del 2013 per realizzare le proprie ambizioni parlamentari.
B. P.