Presentato il rapporto Caritas sull'assistenzialismo sociale

"Milano senza bussola" è il titolo del rapporto redatto da Caritas ed altre associazioni milanesi che si occupano di assistenzialismo sociale.
La perdita di orientamento riguarderebbe sia la classe politica, sia, per riflesso, la società civile. La prima, di fronte all'incapacità di trovare risposte efficaci ai veri problemi della città, finisce con il penalizzare i più deboli, categorizzandoli ed emarginandoli dal contesto sociale.
Il documento individua ben quattro strade per ritrovare la bussola: garantire un reddito sufficiente a tutti i cittadini che lavorano, evitare la creazione di "ghetti" etnici ai margini della città, finanziare e incrementare i servizi sociali, integrare le politiche della sicurezza con quelle socio-educative.
"Il documento" spiega Don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, "non ha l'intenzione di essere denuncia sterile né una recriminazione, ma un'offerta di alleanze al mondo istituzionale per combattere il disorientamento dell'opinione pubblica che sembra perdere la solidarietà nei confronti di chi sta peggio".
Nella Milano che sulla carta supera il reddito medio pro-capite europeo ( 25.694 Euro contro i 24.000 all'interno dell'area UE) si verifica l' evidente paradosso per cui la diffusione della povertà è superiore alla media italiana. Questo perchè un elevato livello dei redditi, insieme ad una significativa disuguaglianza nella distribuzione degli stessi , determina un'elevata diffusione della povertà relativa. Secondo i dati del Comune presenti nel Piano di Zona degli Interventi e dei Servizi Sociali, il 50,7% della popolazione percepisce un reddito inferiore ai 15 mila euro annui.
Il confine tra famiglia povera e famiglia a basso reddito diventa sempre più sfumato, intersecandosi col livello del costo della vita; il Rapporto povertà della Caritas parla di 15.701 persone in povertà materiale e disagio nel 2005.
Milano è una città che ha paura, una città in cui la gente guarda con diffidenza persino il vicino di casa. E' una città che si chiude a riccio, ossessionata com'è dall'emergenza sicurezza. A Milano si chiudono porte, tende e finestre, ci si ripara dal "nemico", dallo "straniero", dal "diverso".
Ma al contempo, isolandosi nel proprio fortino sicuro, si perde il contatto con la realtà e la povertà che cresce sotto i nostri occhi diventa un puntino appena percepibile.
G.C.