Passa in Regione la cattiva legge che apre ai privati

Dei dettagli della legge avevamo parlato qualche settimana fa, quando il voto della legge venne rimandato e sembrava che ci fosse uno spazio di speranza per la non approvazione. Invece la maggioranza di centrodestra e l’assessore regionale Pdl Marcello Raimondi hanno avuto la meglio: l’opposizione di centrosinistra ha abbandonato l’aula nel momento del voto, fuori dal Pirellone c’era un presidio, l’ennesimo, contro la nuova legge, ma nulla è servito.
Gli enti locali avranno quindi la possibilità di costituire una società patrimoniale per gestire la rete, la quale dovrà decidere anche a chi affidare il servizio.
Resta l’eccezione di Milano, che avendo un Ato separato da quello provinciale è sottoposta a leggi diverse (e comunque a rischio privatizzazione).
Con una legge ingiustamente approvata in fretta e furia, e senza tener conto del quadro normativo nazionale, vengono esautorati i Comuni e regalato un bene collettivo nazionale al mercato delle multinazionali.
“La Lega ruba l’acqua ai Sindaci, si svende per qualche nomina promessa nelle direzioni generali della sanità” accusa Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano e la Lega si difende sostenendo che il testo approvato “è un giusto compromesso fra le esigenze pubblicistiche del settore e il contributo dei privati”.
Al di là delle dichiarazioni politiche e di comodo dei singoli partiti, resta il fatto in sé: l’acqua, dal prossimo gennaio, verrà trattata come una merce qualunque.
Antiniska Pozzi