Scuole civiche: studenti in diaspora, professori in attesa.

Colavicchio spiega che in ogni scuola “lasciata a secco” dall’Amministrazione si sta procedendo alla compilazione di elenchi che andranno a costituire le graduatorie centrali per la ricollocazione dei docenti.
L’Ipia non ha usufruito delle tiepide aperture del Comune all’indomani dell’ accordo con le sigle sindacali Cisl, Uil, DICCAP e CSA.
Nel comunicato si parla per l’Ipia di una poco chiara “Intesa con le Istituzioni scolastiche Statali”. Tradotto, significa che gli studenti sono stati indirizzati verso gli istituti di cui parlavamo un mese fa, il Giorgi, che non è un professionale ma un istituto tecnico e il Marelli, che non ha abbastanza classi per ospitare tutti.
“La mia idea è che l’accordo sia stato raggiunto soltanto per permettere la riapertura della III classe della Gandhi. E non c’entrano le manifestazioni in piazza: c’entra il ricorso al Tar dell’Abruzzo vinto dal genitore di un alunno di quella classe”. Se così fosse, sarebbe un accordo “ad personam”, un procedimento che nulla dovrebbe avere a che fare con la gestione di una risorsa tanto preziosa come il patrimonio delle civiche serali di Milano.
Mentre si aspetta ancora di capire che ne sarà della reale applicazione del patto con i sindacati, l’Assessore annuncia senza specificare modalità e tempi la futura apertura del primo centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia). “Si tratta di istituti statali gestiti dalla provincia. Ne parlano da anni, ma ogni volta rimane lettera morta” spiega Colavicchio.
Gli studenti dell’Ipia sono meno rumorosi e numerosi di quelli della Gandhi. La maggior parte di loro lavora, non ha modo di occupare l’istituto o scendere in piazza. Ma anche quelli che hanno iniziato l’anno scolastico in altri istituti lombardi sarebbero pronti a tornare in via Rubattino. Per questo prevedono di fare ricorso contro la decisione della Moioli.
Visto mai che scappi anche per loro un accordo “ad scholam”…
Giulia Cusumano