Minori entrate per 240 milioni di euro, elezioni alle porte e il Comune pensa di vendere pezzi del patrimonio

Equilibrio difficile con i tempi che corrono e i cordoni della borsa di Tremonti se è possibile ancor più serrati anche a causa delle ombre delle crisi irlandese, portoghese e spagnola che si allungano sull’Italia.
Il Sindaco, che ha incassato dopo tante tribolazioni la ricandidatura ma teme la “variabile Albertini”, non può certo permettersi di mettere le mani nelle tasche dei milanesi o ridurre l’erogazione dei servizi essenziali.
Sul piatto, per il momento, il 33% della SEA (al Comune rimarrebbe comunque la maggioranza) che dovrebbe fruttare, con altre operazioni connesse, 160 milioni di euro, e il 18% della Serravalle –cioè tutte le quote di proprietà del Comune– che porterebbe in cassa altri 90 milioni di euro. In entrambi i casi, tuttavia, la vendita delle quote azionarie detenute da Palazzo Marino dovranno confrontarsi con l’attuale andamento, non certo entusiasmante, delle borse.
Al di là del dubbio legittimo sul prossimo bilancio, e cioè se nell’anno postelettorale per far quadrare i conti si sceglierà la strada di aumentare le imposte e tagliare i servizi o intaccare ulteriormente il patrimonio dei milanesi, c’è un ostacolo: prima di discutere il bilancio 2011 bisognerà approvare l’assestamento dell’esercizio 2010. Secondo i revisori dei conti ci sono entrate non certe per 60 milioni. L’operazione bilancio 2011 è dunque complessa e irta di ostacoli, forse nemmeno tanto apprezzata da alcuni settori della maggioranza che mercoledì 1 dicembre, nonostante gli inviti del Sindaco ad approvare il bilancio entro la fine dell’anno, con la loro assenza dall’aula hanno fatto mancare il numero legale e fatto slittare la seduta che doveva occuparsi proprio dell’assestamento del bilancio 2010.
B.P.