L'ultimo decreto del Governo Monti non risolve tutti i problemi per l'Esposizione del 2015

Forse non c'era altro modo per un governo alle sue ultime ore d'attività e in carica per i soli affari correnti che introdurre le misure per Expo in un decreto legge dedicato ad una serie di emergenze nazionali.
Sta in questo passaggio neppure troppo paradossale la parabola di Expo 2015: dal corteo trionfale delle istituzioni locali al gran completo su pullman scoperto lungo corso Buenos Aires giusto cinque anni fa all'emergenza continua di oggi che, peraltro, il decreto approvato oggi (24 aprile) non risolve del tutto.
Poteri su cui tra il 2009 e il 2010 Palazzo Marino e Pirellone si sono scontrati ferocemente facendo impantanare la macchina organizzativa per due anni, fondi che hanno visto un continuo ridimensionamento, tanto che sulla carta del dossier di candidatura sono rimaste sempre più opere, promesse che mai si realizzeranno, a partire da quella fantomatica linea 6 della metropolitana per arrivare alla via d'acqua, passando per le mirabolanti previsioni di 30 milioni di visitatori già più che ottimistiche in una congiuntura economica assai più positiva dell'attuale.
L'evoluzione -se così possiamo definirla- della vicenda Expo 2015 dimostra che tra evento straordinario ed evento emergenziale la distanza può essere minima, soprattutto se si tratta di realizzare un modello, come nel caso dell'Esposizione universale, consunto, ancorato ad una visione ottocentesca e rivitalizzabile solo con mastodontici investimenti pubblici come hanno fatto a Shangai e come l'Italia non può permettersi di fare.
Cosa rimarrà quindi al di là dell'emergenza, delle promesse, delle previsioni? Molto poco rispetto alle speranze, soprattutto se si considera che le due principale infrastrutture in fase di costruzione -le linee 4 e 5 della metropolitana- non hanno mai fanno parte del dossier Expo ma erano state progettate e finanziate prima della "vittoria" su Smirne. Ma soprattutto resterà ben poco dello spirito e del progetto iniziale -sostenibilità, partecipazione, impatto zero- sacrificato sull'altare di un'emergenza che dalle parti del Duomo si chiama Esposizione universale 2015.
Beniamino Piantieri