Dal 19 al 23 aprile arriva in città la prima edizione della nuova Fiera dell'editoria italiana: "Tempo di libri" e di grandi numeri
Le parole sono importanti, come diceva qualcuno, e in questo caso sembrano esserlo anche i numeri, che sono consistenti ancor prima di iniziare: dopo le polemiche e le ingarbugliate vicende dei mesi scorsi (le trovate in parte riassunte qui), la Fiera dell'editoria di Milano, chiamata Tempo di Libri, sembra aver preso corpo e ha presentato oggi il suo nutrito programma, forte di una larga partecipazione e, come dicevamo, di numeri che puntano anche a definirne l'identità, che è quella, come raccontato da Michela Murgia in conferenza stampa, di chi "vuole utilizzare i libri come attivatori di relazioni", e non li vede solo come prodotti da vendere. I numeri, come ha detto Renata Gorgani, presidente de La Fabbrica del Libro (una nuova società costituita da Fiera Milano e da Ediser, società di servizi dell’Associazione Italiana Editori), dicono quanto la fiera sia grande: 35mila mq spazi espositivi per 2 padiglioni, ad oggi 437 espositori provenienti da 19 regioni d'Italia e da 6 paesi stranieri, circa 2000 autori coinvolti per più di 700 eventi, 17 sale e auditorium di oltre mille posti. |
Oltre l'80% dei partecipanti alla manifestazione sono piccoli o medi editori, è stato sottolineato, e ancora c'è spazio per chi volesse aggiungersi. L'elenco degli ospiti e quello degli eventi fanno a gara quanto a lunghezza, e naturalmente la fiera si moltiplica al di fuori dell'orario di apertura: dopo la chiusura alle 19.30, si prosegue con modalità e linguaggi diversi, attraverso la musica, il cibo e gli spettacoli, giochi e cocktail letterari, letture e maratone di lettura, con un Fuori Tempo di Libri, realizzato grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, in vari luoghi della città.
Raccontare cosa sarà Tempo di Libri è complicato, perché sembra essere un contenitore di moltissimi percorsi. Ci sarà un Tempo di Libri per bambini e ragazzi, con sezioni, incontri e laboratori dedicati alle scuole e alle varie fasce d'età; ci sarà un programma professionale che conterà su più di sessanta appuntamenti, spaziando dal mestiere di traduttore all’analisi dei mercati, dal focus sull’internazionalizzazione agli approfondimenti sulle nuove frontiere dell’innovazione (spesso affrontate a braccetto con la più trasversale delle sezioni della Fiera, quella dedicata al mondo digitale); non mancheranno le università e nemmeno le possibilità di business, in particolare nello spazio riservato al MIRC – Milan International Rights Center, la piazza in cui si incontreranno gruppi editoriali italiani e stranieri, agenti letterari e piccoli editori da oltre 30 Paesi.
L’identità visiva della Fiera invece, che “riassume l’idea della trasversalità, del viaggio attraverso simboli e mondi di storie", è stata infatti affidata all’illustratore concettuale Magoz, nato a Barcellona ma ‘nomade’ sia per i tanti Paesi nei quali ha vissuto e che gli sono di ispirazione, sia nei significati che di volta in volta sceglie di trasmettere, filtrati dalla sua matita minimalista e, al tempo stesso, poetica”.
Il programma di Tempo di Libri, nato dalla collaborazione tra quattro curatori (Chiara Valerio per il programma generale, Pierdomenico Baccalario per 0-18, Giovanni Peresson per il programma professionale e Nina Klein per i percorsi digitali) e il Comitato Scientifico coordinato da Renata Gorgani, sarà presto online nel dettaglio dei vari giorni sul sito www.tempodilibri.it.
Validi strumenti per restare aggiornati sulla fiera sono anche i social: Facebook (@TempodiLibriMilano), Twitter (@TempodiLibri) e Instagram (@tempodilibri), #TdL17.
Cinque anni fa, in tempi non sospetti, ci chiedevamo come mai Milano, capitale italiana dell'editoria, nel corso degli ultimi anni non fosse riuscita, "quando in tutta Europa si è affermato il marketing territoriale legato alla cultura, a costruire un appuntamento legato alla letteratura e al libro in grado di porla al centro dell'interesse di questo settore almeno a livello nazionale". Forse adesso possiamo smettere di farci questa domanda.
A.Pozzi